Domaine des Lambrays. I vini del Domaine Des Lambrays. L'azienda è situata a Morey Saint Denis. Il Clos de Lambrays  rappresenta un quasi monopolio del "Domaine des Lambrays" e si estende su circa nove ettari, posto tra i 280 ed i 340 metri, l’altezza maggiore dei Grands Crus di Morey-Saint Denis, che, grazie alla magia del suo terroir, composto da una parcella ben drenata e piuttosto ripida e caratterizzata da plurime esposizioni, dona una dimensione unica a questo climat. Rappresenta, senza dubbio, una delle stelle più luminescenti del panorama vitivinicolo borgognone, magica sintesi tra la celebre struttura dei migliori Gevrey Chambertin e la peculiare finezza degli Chambolle Musigny. Ha origini medioevali: infatti, del “Clos” si fa menzione, per la prima volta, nel 1365, quale proprietà dell’abate di Citeaux; dopo la rivoluzione francese i suoi terreni vengono sequestrati alla chiesa dai rivoluzionari e venduti a 74 proprietari. Nel 1868 un negociant, Albert Rodier, unificò tutte le parcelle per ricomporre il vigneto nella sua integrità; passò poi di mano in mano, sino agli anni '70, in cui, durante la sapiente gestione dei fratelli Saier, assurse a Grand Cru solo nel 1981 (condividendo il primato di essere stato l'ultimo climat ad essere insignito di tale fregio, assieme al Grand Cru "La Grande Rue"). Rappresentò, negli anni '30 e '40 (storiche le annate del 1937, del 1945, del 1947 e 1949), con tutta probabilità, il vino più ispirato di Borgogna (escluso il RC del '45). Le annate successive al dopo guerra furono chiaroscurali e questa situazione si trascinò almeno sino agli anni '90. Nel 1996 il vigneto divenne di proprietà della famiglia Freund di Koblenz; infine, dall'aprile 2014, Il Gruppo LVMH, rappresentante di noti brand del lusso mondiale, ha acquisito il Clos des Lambrays; evento, quest'ultimo che fa presagire a molti vigneron della zona, Stephane Magnien, dirimpettaio, in primis, che questa acquisizione rappresenti solo l'inizio di un'opera di colonizzazione, in stile bordolese, ad opera di brand che potrebbero indirizzare il modus operandi rurale borgognone verso metodologie meno legate ad una produzione legata alla tradizione e più in sintonia con il mercato mondiale ed il gusto omologato di certa famosissima critica di matrice statunitense. Come anticipato, il climat non è in regime di monopolio di questa famiglia poichè, un lotto piccolissimo, di circa 400 mq, ubicato nella parte sud del Clos, è ancora di proprietà del domaine Taupenot-Merme, che non pare assolutamente intenzionato a venderlo (e che produce un buona versione di questo vino). Dall'avvento dei Koblenz l'impennata qualitativa è ripresa senza sosta, anche grazie alla sapiente gestione dell'ispirato enologo-directeur et regisseur Thierry Brouin, il quale è rimasto in sella sino al 2018, ora sostituito da M. Boris Champy, originario di Sezanne, in Champagne, che ha prestato servizio anche in Borgogna per 10 anni presso Louis Latour a Beaune; questi ha proseguito la tradizione del suo predecessore, insediandosi come nuovo regisseur voluto dalla proprietà LVMH (Arnault), facendo analizzare subito lo stato delle vigne, la qualità del lavoro della fauna microbica nei terreni del clos de lambrays e verificando la struttura geologica; la coltivazione della vigna permane in regime biologico, facendo ampio uso del cavallo, lungo la direttrice nord-sud del cru; la vinificazione avviene con l'uso massiccio dei raspi (dall'80 al 100%): Champy sostiene che se il raspo è ben maturo ed intatto apporta del tannino supplementare che, in sede di fermentazione alcolica, la agevola; viene praticata una macerazione pre-fermentativa a freddo per estrarre poi più aromaticità, che è protratta dai 5 ai 7 giorni, che anticipa, appunto, la fermentazione alcolica, la quale si svolge en cuves aperte; l'elevage avviene in botti nuove in una percentuale che oscilla tra il 50% ed il 70%. Il vino è il frutto dell'assemblaggio di tre (più spesso due, per le ragioni che faranno seguito) parcelle in cui può essere suddiviso idealmente il climat  (nord, centro e sud), lavorato, a differenza degli altri climats in proprietà, con l'utilizzo del cavallo, lungo la direttrice nord-sud, in senso perpendicolare; l'impianto presenta una densità di 11.000 piedi per ettaro su 8,66 ettari vitati totali; la produzione di questo vino è di circa 10.000 bottiglie annue (quella totale del domaine si attesta sulle 50.000); una curiosità: il clos des Lambrays presenta sette filari coltivati a chardonnay, di età media di 35 anni, non più in utilizzo dal 1983 e che Champy avrebbe intenzione di ripristinare, ovviamente come "Bourgogne blanc", non essendo classificabile a grand cru alcun Borgogna bianco a Morey St Denis; Boris dice che in questo momento vorrebbe pero' destinarne la produzione solo con la sigla "PLA", "pour les amis"; gli altri quantitativi produttivi sono cosi ripartiti: 6mila di "Morey St Denis 1er cru cuvee Les Loups" su una parcella di 0,33 ettari, 6 mila bottiglie del "Morey St Denis village" su una parcella di 1,06 ettari e, a Puligny Montrachet, 2mila bottiglie dal "1er cru Clos de Cailleret" su 0,36 ettari e 1700 bottiglie del "1er cru Les Folatiers" su una parcella di 0,30 ettari. Il terreno si presenta, pertanto, variegato: nella parte inferiore, la parcella è costituita da una matrice argillosa; è quella che conferisce l'estratto, la consistenza del frutto e infonde le caratteristiche note speziate del cru; l'area centrale del clos, esposta verso est, è invece molto incline ai raggi solari ed ai venti, consentendo una perfetta maturazione delle uve; è composta, per la maggior parte, da terreno argillo-calcareo, che apporta il tratto vigoroso, di razza del cru, che lo accomuna al vicino Clos de Tart; la parcella più a nord del climat è invece scarsamente utilizzata nell'assemblaggio, poichè povera di terra; ciò determina che, quando è soggetta alle piogge, si rivela spesso un luogo di raccolta di grandi volumi d'acqua e ciò determina una più scarsa maturazione delle uve, che si rivelano, pertanto, più diluite; in virtù di ciò, il Domaine des Lambrays destina questa parcella a dar vita al "Morey-Saint Denis 1er cru Les Loups". Gli assemblaggi descritti danno luogo ad un vino meraviglioso ed è evidente che il missaggio di queste diverse anime del climat è in grado di esprimere una complessità ed una raffinatezza di cui non puà avvalersi il vino prodotto da Taupenot-Merme, maggiormente monocorde.

Nel 2019 vi è stato l'insediamento di un nuovo direttore generale, Jacques Devauges: egli ha aumentato ulteriormente l'attenzione alla qualità in vigna, portando con sè l’esperienza maturata nel limitrofo "Clos de Tart". Il suo apporto più significativo è stato quello di individuare ben 12 differenti parcelle all’interno del parco vitato del "Grand Cru del Clos des Lambrays" e di vinificarle separatamente; in particolare, ha cominciato ad osservare che, procedendo longitudinalmente, dall'alto verso il basso della vigna, vi è un dislivello di circa 50 metri, in cui matura una pendenza del 25 per cento; oltre a ciò, ha verificato la presenza di un’ondulazione del terreno, procedendo da destra verso sinistra, che individua nettamente la personalità di 12 terroirs differenti, ciascuno dotato di personalità distintiva propria. Nel corso delle nostre degustazioni abbiamo potuto effettivamente constatare una maggiore ricchezza e concentrazione nelle parcelle più basse, ricche di argilla, ed una estrema finezza floreale ed aromatica delle parcelle poste nella parte superiore, ricche di scheletro. Il mix tra le 12 differenti zone, che costituisce il blend di questo leggendario grand cru, ha maturato connotati enoici di ulteriore grazia femminea nonchè definizione di dettagli.

Certificazioni

  • Biologico

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