BORGOGNA 2019: NARRAZIONE DINAMICA DELL'ANNATA

Annata 2019 in Borgogna. Narrazione dinamica

APRILE. L'immagine del primo vagito dell'annata che ci apprestiamo a descrivere, risale ad uno scatto fotografico emblematico, realizzato e postato dal domaine H. Gouges di Nuits St Georges, datato 27 febbraio: immortala il risveglio vegetativo, assolutamente precoce, di una vite sita nel vigneto di pertinenza familiare, all'interno del climat dei Vaucrains; circa una ventina di giorni d'anticipo rispetto a quanto siamo soliti constatare. La genesi di un simile scatto stagionale dai blocchi di partenza ha origine in una seconda parte dell'inverno piuttosto tiepida: infatti, abbiamo assistito, dapprima, ad un gennaio le cui minime più estreme hanno rasentato lo zero termico, senza abbassarsi particolarmente, di piovosità molto contenuta (42 mm precipitati al suolo) ed un soleggiamento non irrisorio; successivamente, ad un febbraio in cui le precipitazioni si sono quasi azzerate, la temperatura media ha sfiorato i 12 gradi e le ore di soleggiamento hanno raddoppiato letteralmente le medie del periodo, raggiungendo le 105 ore; infine, un marzo di un soleggiamento folgorante, con parametri fuori scala (198.1 ore di soleggiamento, superiore anche del doppio rispetto alle annate più calde del III millennio, come 2003, 2009, 2015 e 2018) e precipitazioni quasi azzerate. Premesso ciò, passiamo al cuore dell'analisi, cioè all'osservazione dei dati di sintesi relativi alla prima mensilità sotto osservazione dell'annata vegetativa 2019; e lo facciamo utilizzando i tre parametri, che siamo soliti utilizzare in questa rubrica dalla cadenza annuale. 

TEMPERATURE. In continuità con chi lo ha preceduto, aprile ha rivelato una minima assoluta di -2.5 gradi (+ 0.3 gradi rispetto alle medie del mese), un massimale di 24.6 gradi (+ 0.7 gradi rispetto alle medie, in linea con le paradigmatiche 2003 e 2015) il giorno 22, una media delle massime di 16 gradi ed, infine, una temperatura media di 10.4 gradi; sono stati ben 18 i giorni di massima sopra la media stagionale e 16 quelli sopra le minime; temperature, quindi, che hanno favorito la spinta vegetativa.

PRECIPITAZIONI. 25.2 i mm precipitati al suolo in solo giorno, per totali 84.2 mm registrati nell'intero mese: un +45 per cento rispetto alle medie del periodo (58.2 mm); quindi, un buon indicatore per scorte che si potrebbero rivelare utili nel prosieguo stagionale, quando l'estate si farà sentire.

SOLEGGIAMENTO. 182.5 le ore di sole registrate. Un'esposizione solare che, rispetto al trimestre d'inizio anno, rientra assolutamente in linea con i parametri ordinari della media stagionale; qualche parallelo con le annate più torride: nella 2003 si erano toccati le 237.7 ore, nel 2009 le 208.3, nel 2015 addirittura 243.3. Un rientro nella media, quindi, che calmiera alcuni eccessi di una stagione che non si è lasciata mancare nulla, come evidenzieremo nel prossimo paragrafo.

EVENTI ECCEZIONALI. REPORT SULLE GELATE. Veniamo al punctum dolens, che è poi il paragrafo maggiormente "pruriginoso" di questo avvio stagionale; evento che, lo ricordiamo a beneficio dei neofiti di questa rubrica, nell'ultima decade, anche in Cote d'Or, ha difficilmente mancato di farsi annunciare (celeberrimo l'evento registrato nel 2016, del quale abbiamo dato ampiamente conto, con dovizia di dettagli, nella rubrica dedicata all'analisi del relativo millesimo, cui vi rimandiamo). Premettiamo subito che sono assolutamente prematuri sospiri di sollievo, considerato che, nel week end tra il 4 ed il 6 maggio, nella regione viticola di cui si verte, sono previste discese delle temperature fino a -3 gradi nel corso della notte; per cui vi invitiamo a seguire i nostri aggiornamenti, sia sui social che, con maggior dettaglio, nell'analisi della prossima mensilità, che realizzeremo, come sempre, ad inizio mese).

Di che portata si sono rivelati questi eventi e, soprattutto, ci sono stati danni significativi ai parchi vitati della Cote d'Or? Qualcuno ha interpretato come un segno nefasto la piccola grandinata su Nuits St Georges e dintorni, occorsa l'11 marzo; in realtà si è rivelata solo una mini scodata di stagione, che nulla ha pregiudicato, a giudicare dalle parole di M.me Chicotot, dell'omonimo domaine. Il primo serio allerta meteo anti gelo si è palesato il 5 aprile, mentre il secondo si è manifestato il giorno 14. L'esperienza degli eventi analoghi precedenti ha permesso all'intera comunità dei vigneron della Cote d'Or di prepararsi adeguatamente e per tempo: infatti, sono state allestite sterminate filiere di bougies, chaufferettes (grandes bougies), balle di paglia il cui fumo scaturito dall'appiccarne il fuoco (segnalato debitamente alle prefetture competenti per evitare disagi ed incidenti sulle routes prossime ai vigneti) avrebbe dovuto scongiurare, con il suo caldo diffondersi, l'attechimento del gelo alle viti; infine non sono mancate spettacolari pale eolice antigelo (tecnologia Faupim), in particolare a presidio dei vigneti di Meursault e dintorni, capaci di coprire diversi ettari grazie al moto convettivo delle stesse, atto a creare un inversione della temperatura (effetto elicottero). Tutta questa artiglieria, coadiuvata dal fattore determinante del vento che ha spirato, con una certa costanza, da nord, alla scarsa umidità (almeno nel primo episodio del 5 aprile), nonchè alla precocità degli eventi, quindi al fatto che la spinta vegetativa fosse ancora piuttosto contenuta (le gemme erano, per buona parte, ancora racchiuse nei propri involucri e non ancora esposte interamente agli elementi) ha prodotto si qualche inevitabile danno (maggiormente nelle zone pianeggianti e più basse; in particolare, nell'area di Aloxe Corton, principalmente sulla collina di Corton. e nell'areale più sudista della Cote de Beaune), ma, complessivamente, decisamente meno incisivo rispetto al fatale (fine) aprile del 2016. Entità di danni ben diverse si sono, purtroppo, registrate nell'estremo sud della Cote de Beaune, nel Maconnais, Chalonnais e Beaujolais. La Cote de Nuits ha, come di consueto, limitato meglio i danni, perchè, come è noto, essendo per lo più coltivata a pinot noir, il vigore vegetativo di quest'ultimo risulta più tardivo rispetto al cepage dello chardonnay. A chiosa delle riflessioni che precedono, va comunque, in tutti i casi evidenziato come una stima esaustiva dei danni realmente maturati è un processo che richiederà tempo e quelle che fanno seguito hanno il tenore di riflessioni a caldo e mere constatazioni ictu oculi.

Un'ampia ricognizione di domaine, da nord a sud, ha fatto emergere le dichiarazioni che fanno seguito. Diamo, quindi, finalmente spazio alle parole dei veri protagonisti dell'evento: da Marsannay, il domaine Jean Fournier conferma che le gelate non hanno prodotto nulla di significativo, mentre il domaine Bart lamenta qualche piccolo danno relativo a gemme bruciate ma, anche qui, nulla di davvero considerevole; infine B. Clair non ha patito danni nelle vigne in Cote de Nuits ma alcuni ne ha rilevati di importanti in quelle di Pernand Vergelesses ed Alox Corton; a Gevrey Chambertin Sylivie Esmonin ci riferisce che il Clos St Jacques, posto letteralmente (che meraviglia, ndr) di fronte al giardino di casa. ha raggiunto, il 5 aprile, i -2 gradi e che avendo un quarto del parco vitato rasente il muro del clos ha dovuto prestare molta attenzione per proteggere le gemme, e lo ha fatto grazie ad uno schieramento imponente di bougies; per fortuna, è riuscita a preservare la propria parcella al meglio, cosi come le altre di sua pertinenza nella denominazione, ma con minor impegno; a Chambolle Musigny, Amiot ServelleGroffier non lamentano danni, cosi come F. Bertheau; nessun danno nemmeno a Morey St Denis, un'area che pare sia stata particolarmente al riparo da questo evento: ce lo conferma il domaine Dujac e ce lo ribadisce il domaine De Lambrays, Taupenot Merme e Chantal Remy; a Chevannes, località alle spalle delle Hautes Cotes, il domaine David Duband assicura di non aver riscontrato danni alle sue pertinenze; a Nuits St Georges il domaine De l'Arlot ci assicura che il gelo non ha prodotto effetti alle parcelle di loro competenza; a Vosnée Romanee il domaine Jean Grivot e JY Bizot ci hanno confermato di non aver patito danni; a Beaune, Pacalet è piuttosto ottimista e non lamenta danni apparenti, mentre Albert Morot ci riferisce di aver suibito qualche danno nel suo parco vitato di Savigny Les Beaune ma sulle viti di Beaune non ha constato danni evidenti sul più tardivo pinot noir ("le pinot noir n'avait pas encore debournè"), mentre B. Leroux ci riferisce che ha subito qualche danno sulle parcelle di proprietà a Meursault, mentre i suoi conferitori hanno maturato danni nelle altre denominazioni di cote de beaune posizionate in pianura, ma nulla di grave, nel complesso; a Savigny Les Beaune Chisa Bize ci riferisce che "les feuilles éxterieurs ont été brulé mais à l'intérieur est toujours vert", per cui i danni paiono contenuti, mentre Chandon De Briailles ci riferisce che vi saranno perdite del 15 per cento sia sul Corton blanc che sul 1er cru Il de Vergelesses a Pernand ed un 10 per cento sul Corton rouge; in zona Meursault la difesa, come suddetto, è stata tecnologicamente all'avanguardia e piuttosto efficace: cosi ci riferisce Vincent Rizet del domaine Vincent Girardin e Patrick Essa del domaine B. Charles, mentre JM Bouzereau ha constatato danni sia nel suo parco vitato di Meursault che di Volnay (Aligotè in particolare), B. Ente attende per valutare, sostenendo che le gemme di controcchio sono ancora troppo poco sviluppate per farsi un'idea appropriata del peso specifico dell'accaduto ed, infine il domaine Roulot dice di aver sofferto di più la seconda gelata, anche se le difese approntate paiono essere state comunque efficaci, tranne per alcune parcelle di Auxey Duresses (lieux-dits di Luchet e Meix Chavaux) ed il 1er cru Charmes a Meursault (danni contenuti qui); a St Aubin il domaine Hubert Lamy lamenta parecchi danni, che determineranno raccolti minimali; il domaine Michelot accusa danni nei 1er cru di Santenay ed in quelli di Meursault, oltre che su proprie pertinenze site a Puligny; a Volnay il domaine De La Pousse d'Or non è riuscita ad evitare le bruciature di molti germogli delle proprie vigne (i danni sono ancora ovviamente in corso di attenta valutazione), mentre De Montille si è ben organizzato con éolienne a Puligny e bougies su tutte le parcelle di Volnay e Pommard (riferisce che qualche danno contenuto si è verificato ma nulla di grave); danni ancora in sede di stima sono stati riscontrati poi a Chassagne Montrachet: dal domaine Fontaine Gagnard ci riferiscono di danni sul settore dei Morgeot sul fronte chardonnay e soprattutto sul lieu dit Les Fairendes nella parcella dei Boudriotte (perdite sino al 75 per cento); anche lo Chateau de la Maltroye ha evidenziato danni in corso di stima; JM Pillot ha maturato danni solo sulle vigne village e poco altro; B Colin ci riferisce che il gelo del 5 aprile è stato duro da arginare, a causa di temperature scese sino a -6 gradi e dell'umidita' ivi presente: i danni sono stati inevitabili; mentre la gelata del 14 è stata meglio arginata dalle bougies. A Puligny Montrachet, infine, il domaine Jean Chartron ci riferisce che alcuni danni si sono registrati sull'appellazione village di Puligny, nei climats più bassi (Dérriere la Velle, Noyers Brets e Champ Croyon), sui Benoites ed a Chassagne in generale ha registrato anche sino al 80 per cento di danni, nonchè ai 1er cru di St Aubin e sui vigneti destinati a vini da appellazione regionale; i 1er cru (a parte qualche danno alla parte bassa del monopole Pucelle) ed i grand cru, per fortuna, sono stati tutelati adeguatamente dalle bougies; Emilie Boudot, dal domaine Sauzet, ci riferisce che le loro difese anti-gelo dovrebbero aver limitato fortemente i danni, che sono comunque in corso di stima, ma paiono piuttosto contenuti; il domaine Francois Carillon ci riferisce di aver patito sino al 50 per cento di perdite sui vigneti di Puligny Montrachet e sulle viti adibite a produrre appellazioni regionali; infine, il domaine Jacques Carillon è prudente sulla valutazione di quanto accaduto sui suoi parchi vitati ma non lamenta danni apparentemente considerevoli. 

Credits Flore Derozier

MAGGIO. La mensilità oggetto d'analisi è iniziata con il terzo (ed auspichiamo ultimo) episodio del temuto gelo, circoscritto principalmente tra le denominazioni di Chassagne Montrachet e Puligny Montrachet. Lo evidenziamo da subito: si è trattato di un fenomeno ben contenuto dalle difese approntate dai vigneron, contro temperature scese anche a fino a -3 gradi, nella notte del 6 maggio; soprattutto rispetto al primo episodio risalente ad aprile, il quale qualche danno di una discreta entità lo aveva prodotto, invece, soprattutto nelle due aoc citate. Il termine di maggio, infine, grazie ad una accelerazione vegetativa impressa finalmente da un tempo continuativamente più convincente, soprattutto nell'ultima settimana, ha visto protagonista la floraison comparire per prima nelle zone più sudiste e calde della Cote, a Santenay, intorno al 25 maggio (i primi avvistamenti segnalati sono ascrivibili, in particolare, al "clos des Gravieres" di pertinenza di H. Lamy); il fenomeno è previsto diffondersi su tutta la Cote d'Or (a seconda delle altitudini dei vigneti, ovviamente) in un arco temporale previsto intorno allo scoccare della prima decade per le zone più precoci, per poi determinarsi in tutta la regione entro la terza settimana del mese. Addentriamoci nei tre parametri fondamentali cui siamo soliti riferirci per tracciare un identikit del mese di maggio, appena trascorso. 

TEMPERATURE. Le massime, per 21 giorni, si sono attestate sotto media,soprattutto nella prima parte del mese (sino a -8.8 gradi rispetto alle medie prevedibili per il periodo); solo da martedi 21 si è assistito al tanto atteso acceleratore radiante stagionale, con la risalita della colonnina di mercurio sino ad un massima di 25.5 gradi, stabilendo un filotto di 9 giorni con temperature diurne e notturne finalmente sopra media, con notti decisamente più tiepide; questo colpo di reni sul finale, ha permesso a maggio di collocarsi quasi in perfetta media con le ideali medie del periodo, riscattando un complessivo -1.5 gradi rispetto alle massime attese, con la forchetta delle estremità del mese comprese tra gli 1.3 gradi ed i su cirati 25.5. La temperatura media del mese si è, pertanto, assestata sui 12.7 gradi (contro, ad esempio, i 16.7 del maggio '18, i 15 del '17, i 14.8 del caldo '15 ed in perfetta corrispondenza con il maggio che diede luoto alla celeberrima 2010). 

PRECIPITAZIONI. 28 i mm precipitati al suolo (di cui, l'8 maggio, ben 9.8); nonostante un clima complessivamente fresco, maggio ha fatto registrare, pero', un -68 per cento rispetto alle medie delle pioggie attese per il periodo. Ciò ha invertito decisamente il trend precpitativo, eccessivo in aprile. Complessivamente, l'annata sta registrando un -75 per cento rispetto alle medie dei primi 5 mesi dell'anno, mancando all'appello ben 570mm (medie calcolate dal 1981). 

SOLEGGIAMENTO. 212.3 ore di sole, contro le 220 medie per il periodo statuiscono una buona aderenza con i parametri statistici, anche s eil dato di fatto è che la concentrazione delle ore di sole si è palesata, come detto in precedenza, nell'ultimo terzo del mese; la parabola ascendente, da qui al termine dell'estate, si è comunque innescata con la traiettoria ideale e questo non può che far ben sperare, facendo rispettare le tabelle di potenziale date di raccolto di quest'anno, ad opera dei vigneron; sono state 601.5 le ore di soleggiamento da marzo; qualche parallelo con le annate più calde: sin qui la 2015 aveva concentrato ben 653 ore di sole, 781 la precoce 2011; una stretta aderenza, per ora, si rileva con la 2009).

Credits domaine B. Ente

GIUGNO. Il percorso vegetativo annuo della vite si arricchisce di un'altra tappa fondamentale e si contraddistingue per attività propedeutiche fondamentali per comprendere la qualità del millesimo che ci attenderà. Giugno ha rappresentato un alter ego lontano rispetto alla mensilità che lo ha preceduto (anche se un piccolo contributo di pioggie benefico si è materializzato nella prima parte del mese), mettendo alla prova, ed in qualche caso alla frusta, mediante alcuni eccessi di caldo record (l'anticiclone africano ha picchiato duro), le viti a queste latitudini; nonostante l'imprinting dell'annata permanga allineato a crismi di una certa tardività (vedi gli eventi occorsi nel mese di aprile) a macchia di leopardo, determinando percorsi di maturazione dei parchi vitati anche molto differenti tra loro, da nord a sud (ed anche all'interno di una stessa denominazione), la delicata fase delle floraison è stata portata a termine con tutte le accortezze climatiche del caso (scongiurati fenomeni di "colatura"); parallelamente i vigneron hanno potuto predisporre al meglio tutte quelle attività stagionali atte a predisporre le viti a dare il meglio di sè su pochi ed eletti germogli, quella di "ébourgeonnage", ma anche calibrate operazioni di "effeuillage"; giugno è il mese che permette di affrontare uno snodo fondamentale: siamo giunto alla delicatissima fase legata alle fecondazioni ed alla "nouaisons" (allegagione) dei fiori fecondati (fenomeno rilevato dal 11 giugno a seguire); infine, oidio e peronospora paiono sotto controllo e relegate a fenomeni piuttosto marginali; decisamente un'ottima notizia. Un mese, insomma, che scandisce il ritmo proprio di un'annata che si è rimessa ampiamente in carreggiata, dopo qualche sbandamento primaverile. Ma veniamo all'analisi dei nostri consueti parametri, che permettono di focalizzarsi su dettagli più precisi sull'identità di giugno '19.

TEMPERATURE. subito gli estremi del periodo: 5.8-37.3 gradi. Ed è record assoluto sia per la massima assoluta registrata (il record è del 27 giugno ed ha frantumato quello di 36.4 gradi del 22 giugno del 2017), sia per la media delle massime di giugno, superiori di ben 4 gradi a quelle del periodo; si sono osservati ben 21 giorni di massime sopra media, che dal 26 giugno è diventata "canicule". La temperatura media del mese, invece, si è assestata sui 20 gradi: un parallelo con le medie di altri annate calde recenti evidenzia come nel 2018 la media del mese è stata di 20.2, nel 2017 di 20.8 gradi, di 19.8 nel 2015, nel 2009 di 18.3 e nel 2003 di 23.5.

PRECIPITAZIONI. 29.5 i mm piovuti al suolo (15.2 mm in un solo giorno), che registrano un complessivo -57 per cento rispetto alle medie del periodo (68.1 mm). Poche, benefiche, ad inizio mese, ma in quantità risibile; una statistica utile ci permette di evidenziare come, da aprile a giugno, sono piovuti solo 141.7 mm totali contro i 213 mm che ne costituiscono la media di questo trimestre. Un veloce parallelo con annate avare di precipitazioni del III millennio ci consente di osservare come un medesimo trimestre gemello ( 149.2 mm ) si registrò sia nella torrida 2015 che nel 2004 (146.4 mm), e che a fare di gran lunga peggio fu solo il 2011 (111.4 mm), appena un gradino sotto al terribile 2003, durante il quale precipitarono solo 96.4 mm di pioggia.

SOLEGGIAMENTO. 302.1 ore di sole a giugno, contro le 239.1 di media del periodo. Dal giorno 23 si è sistematicamente andati sopra media. Questo fenomeno, ha permesso rapidi passaggi (spesso meno della decina di giorni di media) dalle floraison alle allegagioni, assicurando ottime transizioni (fecondazioni dei fiori e conseguente sviluppo delle bacche verdi, atte ad invaiare più avanti).

Credits Domaine B. Charles

LUGLIO. Come riportato sinteticamente nel titolo, questo mese ha espresso diversi volti, a volte contraddittori e pregni di eccessi; di fatto, ne siamo certi, rappresenterà un mese chiave nella futura accezione interpretativa complessiva del millesimo che si sta delineando in Cote d'Or. In estrema sintesi: il principio (marzo-aprile) vegetativo 2019 non ha mancato di riproporre quello che sembra, purtroppo, un leitmotiv destinato a ripetersi anche negli anni a venire, cioè la comparsa del gelo a minacciare il fenomeno della gemmazione (nel 2019 di dimensioni, per fortuna, più contenute rispetto agli effetti devastanti proposti nel millesimo 2016, ma che in alcune zone, come sempre maggiormente in Cote de Beaune, ha, in qualche caso, colpito seriamente); poi ha fatto seguito il cuore dell'estate, cioè i mesi estivi, contraddistinti, a cavallo tra allegagione ed invaiatura, dalle attività di potatura verde-estiva, attraverso cimature, spollonature, degemmazioni, scacchiature e defogliazioni; queste ultime volte, determinanti per condizionare il microclima della chioma, allo scopo di favorire la maturazione dei grappoli, esponendo in modo maggiore (per aumentare antociani e flavonoidi) o minore questi ultimi alla protezione del manto fogliare; l'esecuzione ed estensione di questa attività, alla luce di quanto accaduto a luglio, risulterà una scelta determinante dei vigneron per l'esito qualitativo finale delle proprie uve. In via generale, prima di passare all'analisi dei singoli consueti parametri atti a tratteggiare meglio i fenomeni che vi stiamo anticipando, fornendo i dati precisi di quanto è accaduto nel corso di questo mese, luglio ha, dapprima, assecondato al meglio l'evolversi del fenomeno dell'allegagione, traghettandolo verso quello successivo, cruciale, della veraison (invaiatura), poi ha determinato condizioni di stress idrico attraverso un periodo canicolare che ha sia rallentato quest'ultimo delicato passaggio, sia bruciando anche interi grappoli tra i meno protetti dai manti fogliari, ed, infine, sul finale del mese, ha concesso millimetri di pioggia salvifici, dando ossigeno ad una situazione che poteva davvero compromettere il buon andamento qualitativo complessivo dell'annata. 

DANNI IPOTIZZATI: anche se è evidentemente prematuro stimare le perdite quantitative produttive a causa della combo gelo-canicola di quest'anno, in via assolutamente approssimativa, dopo plurime ricognizioni ed interazioni con molti vigneron, da nord a sud della Cote d'Or, esse, paiono ricomprese, in via generale, per la Cote de Beaune, tra il 20 ed il 40 per cento, a seconda delle AOC, dei settori e delle esposizioni (con punte di fino al 50% nell'area di Puligny Montrachet), mentre paiono ricomprese tra il 15 ed il 20 per cento in Cote de Nuits; sarà la qualità di ciò che residua capace di bissare ciò che di splendido abbiamo ammirato nelle uve dell'ultimo lustro? Ce lo auspichiamo vivamente. Ci sarà tempo per addentrarsi nel merito di questo aspetto determinante. Per ora fermiamoci a riporre sotto la lente di ingrandimento il mese di luglio, attravero l'analisi dei nostri consueti tre parametri. 

TEMPERATURE. sono state solo 5 le giornate in cui le massime non hanno sfondato il tetto delle medie del periodo. I 39.5 gradi registrati il 24 luglio sono destinati a fare storia e statistica da queste parti, perchè è stato polverizzato il precedente record delle massime registrate in questo mese, che apparteneva al 1921 (con 38.6 gradi) ! i 26.1 gradi di massima media sono stati, pertanto, ampiamente valicati; le minime sono state sulla stessa lunghezza d'onda, ed hanno toccato i 12.6 gradi. La temperatura media del mese è stata di 23 gradi, di soli 0.6 gradi inferiore alla canicolare 2015 e di 0.8 gradi superiore al terribile 2003. 

PRECIPITAZIONI. 40 mm, pochi ma salvifici, di cui il 50 per cento ad inizio mese ed il restante 50 per cento tutti condensati in due giorni, dopo la canicola. Il tutto a segnalare un mese siccitoso, di ben il 49 per cento in più rispetto alla media degli scenari dei luglio medi. La triade maggio-giugno-luglio ha regalato scarse pioggie; luglio 2019 si è rivelato meglio comunque dei soli 6.2 mm caduti nel luglio 2015 e molto in linea con i 37.4 piovuti nel luglio 2003, i 39 del 2016. Solo aprile 2019 è rimasto in linea con le attese precipitative, al momento. 

SOLEGGIAMENTO. 285.2 le ore di sole a luglio, contro le 248.3 di media del periodo: da maggio a luglio, l'irragiamento solare ha spinto sull'acceleratore, fattore positivo, se non fosse per gli eccessi delle temperature toccate. 

Credits Domaine Rossigol di Volnay

AGOSTO. Al Domaine Domaine Hubert Lamy di St. Aubin, quest'anno, spetta la palma di starter della vendemmia 2019 in Cote d'Or, seguito, a strettissimo giro, dal domaine B. Ente di Meursault. Anche mentre stiamo stilando questo resoconto dinamico (terminale) del millesimo, les coupes si avvicendano fuoriosamente, alle prese ormai anche con il pinot noir. In qualche modo lo abbiamo già fatto presagire nelle narrazioni dei mesi precedenti e lo ribadiamo con maggior crisma di oggettività ora: i quantitativi di questa annata saranno tutt'altro che generosi; ciò sia a causa della carezza mortifera delle gelate di aprile (lo ribadiamo per l'ennesima: nulla a che vedere con quella devastante del 2016), che, come è prevedibile, ha bruciato sul nascere le chance dei germogli del più precoce chardonnay di inauguarare una stagione al meglio, in Cote de Beaune; infine, la chaleur di luglio ha, in primis, bruciato e disidratato tutti i grappoli esposti alle aree delle viti maggiormente defogliate, ed, inoltre, ha contribuito a rallentare i processi fenologici di maturazione delle uve, soprattutto a danno dei parchi vitati più giovani; si segnalano, inoltre fenomeni di millerandages non rari nelle uve chardonnay; le quantità di acqua cadute al suolo nei mesi estivi, hanno solo parzialmente mitigato fenomeni di stress idrico abbastanza diffusi, mentre le benefiche moderate piogge di inizio settembre hanno permesso agli acini di guadagnare un'ampiezza delle proprie circonferenze ideale. Ricordiamo ai nostri lettori che, mentre nella presente rubrica, concepita per permettere una dinamica narrativa scandita per mensilità, relativamente all'andamento del millesimo 2019, si possono reperire molti dati significativi, perchè numerici, relativamente a parametri essenziali per valutare l'annata, una disamina più discorsiva e riassuntiva, sarà, come di consueto, creata in prossimità dell'uscita sul mercato del millesimo 2019. Passiamo ora all'analisi dei consueti tre parametri essenziali per valutare prima il mese di AGOSTO: 

TEMPERATURE. si sono registrati 22 giorni di minime e massime sopra la media del periodo, a testimonianza che nemmeno agosto ha risparmiato di elargire il suo caldo abbraccio, ma, a differenza degli eccessivi tipici di luglio, ha alzato meno l'asticella delle temperature, arrivando "solo" sino a 33.4 gradi, il giorno 31; le massime del periodo sono state comunque superiori di di 2.5 gradi in rapporto alle medie, mentre le minime lo sono state solo di 0.5 gradi. La temperatura media del mese è stata di 21.4 gradi, davvero molto simile al 2017. Tracciando una sintesi dell'andamento delle temperature nell'anno vegetativo 2019 si può affermare che, a differenza delle più oscillanti minime, le massime, tranne il solo mese di maggio, sono sempre state sopra media; un breve parallelo con le temperature medie dei tre mesi estivi delle più calde del III millennio, permette di evidenziare che, dalla 2015, il trend di mesi di giugno mediamente caldi sta diventando una costante, di luglio con medie oltre i 23 gradi si sono registrati solo nel 2018 e nel 2015, nemmeno nella famigerata 2003 (22.2); la stretta aderenza dei valori registrati con l'estate del 2015 è un dato di fatto.

PRECIPITAZIONI. Agosto si è rivelato salvifico sotto il profilo delle precipitazioni: sono stati, infatti, 51.8, di cui ben 14.8 caduti il giorno 11, i millimetri precipitati al suolo, segnalando solo un -14 per cento rispetto alla media del periodo. Tracciamo anche per questo parametro, un breve riassunto annuale, evidenziando che da marzo ad oggi sono piovuti 262.10 millimetri; ad eccezione della straordinaria piovosità di aprile, solo agosto si è approssimato alle medie del periodo; un rapido parallelo con annate del III millennio, evidenzia come nella 2018, agosto escluso, il fattore precipitativo dell'anno vegetativo era stato molto più generoso, ricalcando con fedeltà tutte le medie delle stagioni primaverile ed estiva; anche la 2017, tranne il mese di aprile, non aveva deluso le attese; la 2016 aveva abbondato di piogge sino alla metà dell'estate mentre la calda 2015 è stata in grado di correggere la penuria del trimestre precedente, con i mesi di agosto e settembre davvero generosi; in aderenza a questo trend precipitativo abbiamo riscontrato qualche similitudine con l'annata 2006, ancor più con la 2005, molto meno con la tremenda 2003 (solo 205.8 mm).

SOLEGGIAMENTO. Tanto soleggiamento, sopra le medie, da marzo ad agosto, ininterrottamente; 272.1 ore di irraggiamento solare in agosto, contro le 233.6 che ne rappresentano la media del periodo. 

SETTEMBRE. soleggiato ed adeguato ad accompagnare i primi tagli: si sta vendemmiando tra i 22 ed i 28 gradi tra le massime; sono caduti 5.4 millimetri di pioggia molto benefici, ad oggi. Il tempo ideale, e noi sappiamo quanto settembre incida in Cote d'Or sulla qualità finale delle uve da portare en cave, per il rush finale di un millesimo.

credits Domaine Domaine Hubert Lamy di St. Aubin, 

Lo Staff di BMA

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