Clos des Lambrays grand cru 2018

  • Des Lambrays
  • 2018
  • Grand cru
  • Vinificazione : Vendages entières Vendages entières
  • Vitigno : Pinot noir Pinot noir
Pagamenti sicuri al 100%
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per un'esaustiva descrizione delle peculiarità del climat, rimandiamo il lettore alla sezione dedicata, presente nella pagina della denominazione di Morey St Denis. La novità maggiore è quella "al timone", evidenziata già lo scorso anno: l'arrivo del nuovo regisseur, Boris Champy. Si è subito inserito nel mood e nella storia del domaine, introiettando le precise direttive impartite dalla proprietà (B. Arnault), che ha fissato chiari ed ambiziosi nuovi standard di eccellenza da perseguire; i quali, vi tranquillizziamo da subito, non consistono in alcuno stravolgimento del protocollo agronomico e di cantina del domaine: essenzialmente, sono consistiti in nuove aggiornate e dettagliate analisi delle condizioni attuali in cui versa il terroir del cru, commissionate allo scopo di valorizzare al massimo le potenzialità della parcella; ciò, quindi, allo scopo, di stringere anche una maggiore empatia con il cru, se possibile. La versione '18 è stata preceduta da una comunicazione del domaine: l'azienda tratterrà presso le proprie caves di affinamento, a partire da questa annata, sempre circa il 10 per cento della produzione, per riproporla al mercato in un secondo momento. Premessa necessaria a parte, veniamo alle sensazioni prodotte da questo millesimo, messo, nell'occasione dell'ultima nostra degustazione al domaine, in parallelo con la notevole 2017. Anticipiamo subito che la versione '18, elevata al 50 per cento in legno nuovo e per l'80 per cento vinificata a grappolo intero, si stacca nettamente dalla buona leggibilità dell'annata 2017, ad un solo anno dalla sua uscita; infatti, nella '18, le profondità contenutistiche della qualità dell'estratto si sono fatte nettamente più stratificate, e non del tutto intellegibili in questa fase. Il significante identitario di questo millesimo, ancora avvolto nel mistero solo per quanto riguarda l'intera gamma dello spettro delle sue molteplici espressività, non si nasconde, però, quando di tratta di esibire una pressione gustativa di altissimo profilo, lasciando trapelare profondità abissali da svelare nel corso dell'affinamento in vetro. Al naso svettano prepotenti le consuete note speziate del cru, solleticate da un aroma d'incenso, che si spande con aura quasi sacrale; in successione, si fanno largo i ribes neri di bosco, maturi, polposi, e poi una percezione di cioccolato fondente al 100 per cento molto netta, il tartufo nero e chiare note autunnali terrose; svanita la coltre molecolare più superficiale, con adeguata areazione, emergono note delicate di petali di rosa appassiti, ancora l'incenso ed il legno di cedro. Ingresso palatale che denota un sorso tridimensionale, ancora avviluppato in un groviglio serrato di aromi, che necessitano di palati skillati per decodificarne, in questa fase, la profondità gustativa; è indubbio che, questa '18, trasudi rata eleganza, potenza, energia, tensione sapida, tannini cesellati e finissimi, corroborati da una bella freschezza (anche superiore al '17 in questa fase) e poi un corredo fruttato stiloso e non deflagrante; anzi, composto; finale che non tradisce le attese e svetta per vivacità in retrolfatto. In sintesi: grandissimo l'equilibrio complessivo, nonchè il bilanciamento delle sue componenti; piuttosto diverso dalla immediata comunicatività della 2017. Abbandoniamo il calice con la netta sensazione che la '18, sbrogliata la fitta matassa dei suoi costituenti estremamente sfaccettati, sarà davvero grande. Boris Champy è molto fiero della risultante e noi siamo pronti a scommettere che questo millesimo si rivelerà, per dettagli, tra i punti di riferimento qualitativi dell'ultima decade. Apogeo di consumazione [2023-2032]

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550,00 €

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