Romanee St Vivant grand cru 2019

  • De L'Arlot
  • 2019
  • Grand cru
  • Vinificazione : Vendages entières Vendages entières
  • Vitigno : Pinot noir Pinot noir
Pagamenti sicuri al 100%
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9.4 ettari di parcella (di cui 0.25 in proprietà del domaine) tra quelle ammantate dalla maggior componente di mito, all'interno del sacrale perimetro della denominazione di Vosne-Romanee. E' il più ampio dei grand crus di questa aoc ed anche quello che si eleva meno, trovandosi a circa 250 metri d'altitudine, magnificamente esposto ad est, ed attualmente suddiviso tra dieci proprietari. L'etimologia è medievale e risale alla proprietà del vigneto ad opera del priore di St-Vivant de Vergy. Il terroir vanta suoli in cui la componente ferrosa delle marne a prevalenza argillosa è ben presente, cosparse di qualche elemento pietroso; sotto il manto argilloso pulsa una maestosa piattaforma calcarea di origine giurassica, ora rosa, ora bianco, a seconda della zona. L'animus del climat è il celebre equilibrio delle sue componenti rispetto ai monumenti che gli sono adiacenti, i quali, di regola, spiccano tutti per caratteristiche altisonanti; bilanciamento significa che può apparire, soprattutto in gioventù, meno fiammeggiante dei suoi dirimpettai, ma questa sua caratteristica è la sua forza, perché lo rende capace di elargire piacere a 360 gradi. Sapidità lussureggiante ed eleganza estrema del bouquet, che abbonda della componente floreale, frutto lascivo ma nella giusta misura; insomma, un vino che si rende intellettuale e femmineo, con i favori del tempo. La vinificazione è tradizionale: dopo una vendemmia manuale, segue la svinatura, rimontaggi e follature ragionati, mentre l'elevage si protrae per 18 mesi in botti di rovere nuove dal 30 ad un 50 per cento. Versione '19 porpora fitta e lucente; naso che schioda un monolite iniziale, con adeguata areazione, sparpagliando nel calice acuti sontuosi di aromi di prugna, more nere mature e ciliegie polpose, petali di rose rosse macerati, tutti adagiati su un panorama di effluvi fungini da tardo ottobre, spolverati da nuances di polvere di cacao; bocca di corposa matericità, che si distende vellutata, in un incedere progressivo ed autorevole, dall'abbraccio sensoriale tannico vigoroso, saporoso; c'è grande stratificazione e luce sul terroir in questa versione, sancita da un finale educato, composto, che non si fa pregare, riproponendosi in una persistenza retrolfattiva impattante, che non si dimentica. Sbalorditivo per articolazioni e dettagli. 96 punti base di vivida bellezza. Apogeo di consumazione [2026-2038]

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