BORGOGNA 2017: ANALISI E LINEE GUIDA DEL MILLESIMO

L'annata 2017 in Borgogna.

Si è finalmente palesata sul mercato. Come ogni anno, pertanto, a beneficio dei nostri utenti, il team di B.M.A. si è riunito per tracciare un primo profilo identitario dell'annata in questione; e lo fa in perfetta sinergia e continuità, portando a compimento il progetto narrativo costituito dalla nostra rubrica precedente di analisi, mese per mese, di tutto il ciclo vegetativo annuale di un'annata (rubrica alla quale rimandiamo gli appassionati dei dettagli, per apprezzare una scansione maggiormente minuziosa dell'andamento stagionale del millesimo oggetto di analisi odierna).

Lo anticipiamo da subito: la 2017 si presenta come una delle annate più soddisfacenti del III millennio, grazie ad un andamento stagionale climatico in pendant; ripercorriamone brevemente i passaggi essenziali. I primi risvegli vegetativi si sono palesati intorno al 16 marzo; l'andamento climatico complessivo della primavera ha denotato una modesta piovosità, una vastità ragguardevole di ore di soleggiamento e temperature di molto oltre la media (anche 10 gradi, con picchi sino a 22 gradi), che hanno contribuito a diffondere una complessiva sensazione di douceur climatica; ciò, conseguentemente, ha innescato una iniziale propulsione vegetativa vigorosa ed esuberante; il successivo temuto mese di aprile, teatro di frequenti gelate negli ultimi anni, ha confermato la sua congenita pericolosità, evidenziando, ben presto (dal giorno 6), una scodata di temperature notturne sotto la media (si sono toccati i -3.2 gradi in qualche località), temperature massime diurne non sempre confortanti sino a fine mese (si è arrivati sino a 6.7 gradi), ed episodi critici di "allerta gelo" dal 18 al 30 aprile, in cui, lo spirare di benevoli venti da nord, in sinergica connessione con la scarsità di umidità dell'aria, hanno grandemente contribuito a ridimensionare il pericolo, anche se sono parse inevitabili forti escursioni termiche tra notte e giorno; i cospicui allestimenti di contromisure anti-gelo (bougies, feux de paille, coque de glace e sorvoli di elicotteri), soprattutto per la più delicata Cote de Beaune, hanno avuto la meglio su quanto, solo l'anno prima, aveva creato ingenti danni. La rubrica di narrazione dinamica dell'annata, evidenziata in precedenza, grazie alle interviste di numerosi domaine di Cote d'Or, ci ha permesso di rilevare come il fenomeno gelo sia stato arginato con buoni effetti complessivi nella primavera 2017. Da metà maggio la stagione ha ingranato la marcia, mantenendo sotto media le precipitazioni e apportando molte ore di soleggiamento e calore su tutta la regione viticola (la massima del mese è stata ad un passo dal record assoluto di 30 gradi), favorendo la floraison; giugno ha mantenuto l'abbrivio del mese precedente, favorendo le allegagioni, e facendo intuire un andamento stagionale con molte carte in regola per bissare il profilo idenditario della fulgida e calorosa 2015: infatti, termini come "sécheresse" e "canicule" sono stati spesso scomodati tra gli addetti ai lavori durante questa mensilità; l'esuberante processo di accelerazione della fotosintesi ha pero', per fortuna, subìto un temperamento ad opera di benefiche precipitazioni (mediamente un + 10 per cento rispetto alla media del periodo), che hanno permesso al moto caldo stagionale di decelerare, prendendo le distanze dagli eccessi della 2015, di cui ha conservato, però, molte attitudini. Nel corso della prima decade di luglio, il fenomeno dell'invaiatura ha cominciato a fare presto capolino (prima decade del mese), scandendo il countdown di 40-45 giorni dalle prime vendemmie ed evidenziando sia ben 22 giorni di temperature sopra la media stagionale ma anche l'enormità di quasi 67 mm di pioggia (per il periodo), la quale ha contribuito a frenare gli eccessi estivi. Si è cominciato a vendemmiare gli chardonnay il giorno 1 settembre, ed i pinot noir a partire dalla prima decade, dopo un agosto molto caldo sino al suo epilogo (35 gradi il giorno 29), con temperature massime che mediamente sono state superiori anche al 2015 e piogge esigue, tutte concentrate a ridosso degli ultimi giorni della mensilità. Le vendemmie si sono svolte sotto un clima complessivamente gradevole.

Sotto il profilo quantitativo l'annata non ha affatto deluso, a tal punto che, più di qualche autorevole domaine, ha scomodato la definizione di un'annata "vicina all'ideale": il contenimento degli eventi atmosferici più nefasti di aprile-maggio e le benefiche piogge cadute nei mesi estivi hanno calibrato le rese verso l'alto, approssimandosi a livelli più che soddisfacenti. Sotto il profilo qualitativo, i numerosi tasting da botte prima e da bottiglia poi, ci consentono di delineare l'identikit di un millesimo complessivamente eccellente, democratico da nord a sud, generoso, gioioso, di grande immediatezza comunicativa, in cui le componenti olfattive appaiono, da subito, decifrabili, schiette e leggibili, mentre gli assaggi denotano piacevolezza di beva senza compromessi, ricche di spunti, pregne di fruttati croccanti, a volte addirittura masticabili e lussureggianti, in grado di dispensare la sensazione di non dover attendere eccessivamente per riscontrare già ottime quadrature tra tutte le componenti dei liquidi; siamo, pertanto, di fronte a vini capaci di elargire piacere senza il bisogno di affaticare cerebralmente chi li degusterà, quindi senza necessità di sbrogliare matasse olfattive o ricorrere a complesse decodifiche delle componenti gustative: i vini targati 2017 si palesano estremamente gourmand, divertenti, piacevolissimi e già grondanti di grazia, non solo al cospetto dei climats storicamente più gettonati per la qualità. I pinot noir svettano mediamente per la loro capacità di conquistare senza "se" e godono di una apprezzabile vividezza e vivacità, di una leggerezza congenita, che permette loro di essere grandi senza necessitare del peso specifico e dell'intensità di un paradigma di luce e vigoria come l'annata 2015, sottraendosi alle sue concentrazioni e densità complessive (ma non soccombendo sotto il profilo della potenza espressiva); i rossi evidenziano, quindi, skills in grado di stregare i neofiti del genere (tanto che si può azzardare si tratti di un "millesimo didattico") e di risparmiare annosi rompicapi da Codice Enigma (per scrutare il nucleo più autentico ed identificativo del millesimo) ad opera dei più avvezzi ai rossi di queste latitudini. Gli chardonnay paiono, invece, brillare per il fattore "purezza espressiva" (da interpretare nel senso di estrema "leggibilità dei terroirs"), vivacità e dettaglio", coadiuvate da, davvero fascinose, componenti fruttate, rilevabili a centro bocca, freschezze piacevoli, svettanti con il garbo di un equilibrio difficilmente riscontrabile; ad esempio, il livello di sfaccettature delle ben note accezioni della mineralità bianca di Puligny Montrachet, nonchè di quella di Chassagne Montrachet, ci sono parse davvero spettacolari per il livello di scannerizzazione, cosi come tutti gli chardonnay della celeberrima collina di Corton sono parsi di una fulgidità sorprendente ed, infine, là dove siamo andati a ricercare i climats che più compiutamente rappresentano il meglio dell'opulento stile dei "Meursault da immaginario collettivo", abbiamo scovato componenti grasse fruttate in 3d, che paiono poligoni gustativi dalle innumerevoli facce; tutte circostanze, queste, che ci hanno indotto immediatamente ad un potenziale parallelo come la più recente ed iper-celebrata annata 2014 in bianco, rispetto alla quale, questa 2017 ci è parsa, nella maggior parte dei campioni, provenienti da tutte le aoc di Cote de Beaune, sopravanzarla grazie ad un supplemento di classe. In conclusione, il millesimo 2017, per come si palesa ora, è classificabile serenamente tra le annate convincenti del III millennio, in grado di accontentare tutti i palati. Sarà grandissima? Potrà assurgere agli annali dei millesimi più rappresentativi di Cote d'Or? Sgomberando il campo dal pensiero che non possa trattarsi di un'annata da vins de garde proprio "a causa" del suo marchio di fabbrica, cioè il suo apparire privo del peso strutturale di una 2015 (ed, in alcune denominazioni, addirittura della 2016) già leggibile, piacevole e senza complicazioni da subito (in senso generale, indipendentemente dal grado qualitativo del vino considerato), allo stato delle cose (la dinamica dell'affinamento che farà seguito, si sa, è, di per sè, sempre un mistero inespugnabile), ci sentiamo di affibiarle il patentino di annata dalla potenziale lunga vita, e non solo relativamente ai 1er cru ed i grand crus più storicamente bisognosi di dare il meglio di sè alla distanza; la "nobile leggerezza" di cui si ammanta complessivamente l'aura di questo millesimo, quindi, va ad incastonare la sua peculiarità identitaria a fianco di altre grandi annate che la precedono, senza voler assomigliare a tutti i costi a nessuna di esse, risplendendo unicamente di sè e per sè.

Lo Staff di B.M.A. -

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