BORGOGNA 2021. ANALISI DINAMICA DELL'ANNATA

Annata 2021 in Borgogna. Narrazione dinamica

Lo staff redazionale ripropone, come da consolidata abitudine, la presente "rubrica", che resterà in vigore per tutto l’anno vegetativo '21, quindi sino al raccolto delle uve principali coltivate in Cote d'Or, chardonnay e pinot noir. Al termine di ogni mensilità, da marzo a settembre (con doveroso excursus sull'andamento dell'inverno che precede il nuovo millesimo), si propone di fornire ai lettori un report complessivo sugli accadimenti meteo principali, e l'analisi, anche comparativa, di alcuni parametri che riteniamo essenziali per meglio comprendere l’andamento dell'annata viticola.

INVERNO 2020-2021. Il debutto stagionale, sin dal giorno 22 dicembre, ha manifestato un imprinting comune alla annate precedenti, palesando una temperatura minima di 8.4 gradi ed una massima di 13.8 gradi (la più alta del mese). Il prosieguo del mese è stato all'insegna di massime che hanno stazionato sempre ampiamente sopra i valori medi del periodo. 34 i millimetri piovuti al suolo, nel periodo considerato; pertanto, dicembre si è presentato come mese decisamente piovoso, con 87 mm complessivi precipitati (+37 per cento sulla media del mese) e con venti che sono sempre spirati da sud-sud ovest. Insomma, si è trattato di un debutto invernale tipico del nuovo corso, che ci ha consegnato un dicembre complessivamente umido, piovoso e piuttosto caldo.

Gennaio. Si è dimostrato, sotto il profilo climatico, a due velocità: sino al giorno 19 ha rispettato il canovaccio del periodo, con massime anche sotto media e minime che hanno toccato i -6.7 gradi, mentre, dal 20 gennaio, le temperature si sono impennate su valori decisamente atipici, con minime che hanno toccato i 9 gradi (sempre tra i +4 ed i + 9 gradi rispetto ai valori medi) e massime che hanno toccato i 13.6 gradi (il record resta di 16.5, e risale al 31 gennaio del 1948); solo due sono stati i giorni di gelate forti registrate. Le piogge non sono mancate, con complessivi 62.7 millimetri precipitati (+ 9 per cento rispetto alla media del periodo). Si è assistito ad una graduale, ma lenta, rotazione dei venti: dapprima costantemente da nord nella prima parte del mese, per poi passare ad un'inversione decisa verso sud (umidità alta dal giorno 12 de mese sino al 31); infine, sono stati solo 5 i cm di neve precipitati. 

Febbraio è stato capace di estremi davvero singolari sotto il profilo delle temperature, toccando i -8.8 gradi il giorno 14 ma portando la colonnina di mercurio alla massima di 19.7 il giorno 24. Valori decisamente da isteria meteo, con un dato però evidente, che segna un trend dal giorno 16, con massime e minime sempre pesantemente al di sopra delle medie stagionali. 28.6 i millimetri di pioggia precipitati, che inducono a registrare un -35 per cento rispetto alla media del mese. Il regime dei venti è un copia-incolla di quanto avvenuto a gennaio, per intensità e dinamica di rotazione. Un dato comincia a spiccare, infine: il soleggiamento complessivo ha toccato le 109h, indicando un generale +16 per cento sulle medie. Zero i cm di neve registrati. 

MARZO. Eccoci giunti all'inizio del percorso vegetativo, che segna i primi debutti di linfa dai tralci attorno al giorno 5 già nell'area più a nord, e notoriamente più fredda della Cote d'Or, cioè a Marsannay-la-cote. Questo mese ha ballato tra minime anche sotto di 5 gradi rispetto alla media, cioè -2.5 gradi il giorno 10 a massime fine a 25 gradi (!) il giorno 30 (il record assoluto risalente al 1989 è stato battuto). Forti escursioni termiche giorno-notte, sbalzi termici diurni anche molto evidenti tra loro da un giorno all'altro. Piogge ancora sotto media, come il mese precedente, che hanno fatto registrare solo 26mm (- 46 per cento rispetto alla media del periodo). Umidità decisamente bassa con venti per la maggior parte spiranti da nord-nord est e soleggiamento importante, con ben 195 ore complessive (+35 per cento rispetto alle medie). Zero neve e nessuna gelata da segnalare.

APRILE. Possiamo definirlo il primo reale "momento chiave" di un anno vegetativo a queste latitudini? Possiamo assurgerlo ad ago della bilancia, particolarmente condizionante, se non (a volte) decisivo, per l'intero andamento di una stagione vegetativa? Ebbene, da alcuni anni a questa parte, la risposta è "si"; senza esitazione; e sia in senso quantitativo delle rese in vigna, che della qualità finale delle uve. Ne sono prova tangibile il fatto che gli eventi meteo che possono scaturire da questa mensilità mediana (perché autenticamente spartiacque tra inverno e primavera) detengono realmente la potenzialità di scandire la timbrica di un millesimo nascente, oltre che di contribuire autorevolmente a tracciarne una prospettiva credibile, relativamente all'esito finale della vendemmia che verrà. EVENTO METEO SIGNIFICATIVO: purtroppo, come accaduto in passato, dobbiamo registrare anche quest'anno la nefasta comparsa del gelo primaverile, nelle tre notti del 6-7 ed 8 aprile, i cui effetti, a pelle, ricordano da vicino la celebre gelata del 2016. Il vortice di bassa pressione che si forma all'altezza della Groenlandia verso la fine di marzo, che poi si abbassa, senza incontrare ostacoli naturali, alle latitudini francesi, pare, purtroppo, essere una costante degli ultimi anni. La gelata, a differenza del 2016, si è estesa su tutta la nazione, non risparmiando la Borgogna nella sua interezza; ha sicuramente prodotto danni significativi, che andranno valutati con estrema attenzione, nelle tempistiche corrette, quindi nei mesi successivi all'evento; al momento, si può solo ipotizzare i danni si attestino mediamente su perdite tra il 20 e l'80 per cento dei raccolti. Come sempre accade, sarà necessario fare dei distinguo zonali analitici e precisi, alla luce di alcuni parametri che riteniamo fondamentali: 1) è evidente che le vigne poste in area pianeggiante hanno mediamente sofferto maggiormente; 2) i parchi vitati più giovani, e portatori di gemme di chardonnay ed aligotè, hanno pagato maggiormente la precocità vegetativa, favorita anche da un marzo molto incoraggiante sotto il profilo meteo; 3) bisogna valutare, con attente perizie in loco, se le gemme principali, al momento dell'evento, si trovavano ancora avvolte nel proprio involucro protettivo, e se sono gelate o meno all'interno dello stesso; è noto, infatti, che le gemme possono palesarsi brune esternamente, restando però ancora verdi all'interno; 4) andrà poi considerato se les bourgeons secondaires (gemme di controcchio) si riveleranno o meno fruttifere; ciò perché, allo stato delle nostre conoscenze, le variabili potenziali in grado di influire tale processo sono molte e conosciamo ancora poco a fondo i metodi per effettuare valutazioni oggettive su tali variabili; 5) andrà poi valutato attentamente come le vigne reagiranno allo stress che hanno patito; la qualità della risposta vegetativa della vite è ipotizzabile solo osservando la dinamica della sua crescita, che, a volte, si manifesta successivamente al germogliamento, a volte non prima di un mese dopo, in alcuni casi quando compaiono i cirri-viticci, a volte lo si intuisce non prima della floraison (con interruzioni del processo), quindi non prima di maggio-giugno. Infine, segnaliamo come questi accadimenti meteo stiano provocando profondi interrogativi nella comunità dei vigneron; in particolare, ci riferiamo al dibattito circa il timing di intervento sul taglio e regolazione dei tralci, che, in virtù degli accadimenti meteo, pare risulti più idoneo realizzare tra la fine di marzo ed addirittura, in qualche sporadico estremo caso, verso la fine di aprile; in questo modo, come osservato autorevolmente da M.me Naudin Ferrand, “les baguettes sont attachées très tard ce qui les protège du gel radiatif”. E' bene sapere che, alla luce dei mutamenti climatici, molte aziende lungimiranti anche della Cote d'Or si stanno riorganizzando non solo sotto il profilo agronomico, ma anche a livello finanziario, commerciale e logistico, in funzione delle variabili che, sempre più frequentemente, intervengono nel corso delle annate vegetative del nuovo millennio: il gelo, la grandine, la siccità e le scottature legate alle ondate di caldo.

Alla luce di quanto premesso, pertanto, allo scopo di fornirvi dati più precisi sulle perdite effettive maturate in Cote d'Or, ci riserviamo di interpellare una buona rappresentanza della comunità di vigneron della regione a partire dal mese di maggio. Vi daremo un feedback nel report del prossimo mese. 

Temperature. Mensilità, quindi, fresca, addirittura fredda in molti frangenti, con minime che hanno toccato, di notte, sino a -5 gradi il giorno 8 (le notti dal 5 all'otto sistematicamente sotto lo zero termico) e massime del tutto imbizzarrite; basta pensare al giorno 1 aprile, con una massima di 24.9 gradi, salvo poi retrocedere a sino a 6.8 gradi il giorno 6 e poi riprendere una marcia da primavera inoltrata solo dal giorno 16, affrontando una progressione da 16.7 a 22.5; senza eccessi clamorosi, quindi, ma sempre sopra media. I 29 gradi del 1949 non sono stati battuti, in fatto di massima del mese, ma non ci si è andati poi cosi lontano. Insomma un mese più pazzo di una notoria bizzarria, attribuita al periodo primaverile. 9.3 gradi la temperatura media del mese. A parte la clamorosa scodata verso il basso del celeberrimi quattro giorni di inizio aprile, questo mese, assieme a marzo, ha imboccato i binari delle medie complessive stagionali. Un parallelo con i debutti stagionali delle annate calde immediatamente precedenti permette di evidenziare che la 2019 ha presentato medie molto più alte, ad eccezione della 2016, di cui maldestramente, sino ad ora, sembra ricalcare da molto vicino le orme. I venti si sono palesati, infine, massicciamente spiranti da nord-nord est.

Precipitazioni. Una miseria. Solo 20.7mm, cioè un -67 per cento rispetto alle medie. Un dato: 138mm piovuti dall'inizio dell'anno. Erano stati 152 i mm del primo quadrimestre 2020, 162 quelli del 2019 e ben 352 nel 2018; identica la media con il 2017. Staremo a vedere cosa riserverà, idricamente argomentando, il prosieguo della stagione.

Soleggiamento. 257 ore complessive, quindi un bel 39 per cento in più rispetto alle medie del mese di aprile.

MAGGIO. Dopo aver assistito ad un mese di aprile piuttosto sconcertante, purtroppo in linea con le tendenze meteo dell'ultimo lustro, il mese di maggio ha abbassato decisamente i toni. La moderazione delle manifestazioni climatiche che andremo a narrare nel corso dei consueti parametri fondamentali non hanno però mancato di suscitare qualche perplessità: solo 6 giorni su 31, per argomentare con numeri oggettivi alla mano, hanno evidenziato temperature sopra la media del periodo, mentre i restanti hanno palesato un abbassamento complessivo, anche fino a 7 gradi centigradi (2 gradi sotto le medie minime del mese) delle minime; questi fenomeni hanno contribuito, da un lato ad arrestare un processo reattivo naturale delle viti, e dall'altro però hanno contribuito ad evitare improvvise accelerazioni vegetative su ceppi spesso provati dalle gelate di aprile; proprio questa decelerazione vegetativa ha permesso, soprattutto ai parchi vitati più giovani, quindi meno dotati sotto il profilo dell'apparato radicale e dell'attitudine alla resilienza, di cercare di lenire, con lenta e cadenzata progressività le ferite prodottesi; almeno quelle rimarginabili; si, perché, è bene rammentare che, diversi settori delle AOC della Cote d'or, soprattutto coltivati a cepage pinot noir, hanno preservato nei cotons le proprie gemme, mentre molti ceppi più datati di chardonnay, memori, a livello vegetativo, di quanto è accaduto nelle ultime annate, hanno sfoderato gemme di controcchio, la cui reale attitudine a generare dovrà essere oggetto di valutazione almeno nel mese di giugno, in cui la floraison avrà marcato uno step essenziale per vederci più chiaro sui reali effetti della gelata 2021. Maggio non ha prodotto eventi meteo significativi, degni perlomeno di approfondimento: si è trattato, in estrema sintesi, pertanto, di un mese piuttosto fresco ed umido.

Abbiamo raccolto le dichiarazioni di alcuni vigneron sui danni prodotti ai propri appezzamenti. Continueremo a raccoglierne di ulteriori, quindi non esitate ad aggiornare la lettura della presente rubrica per disporre di disamine più esaustive.

domaine H. Lamy (St Aubin): “La perdita terminale viene conteggiata alla fine. Ci sono ancora molti parametri che possono rivelarsi determinanti:la fioritura, l'entità delle piogge ed il calore estivo. A settembre vedremo di quanta uva disporremo”.

domaine Marc Roy (gevrey-chambertin): “a causa del gelo le perdite sono notevoli sul fonte chardonnay: sono comprese tra l'80 e l'85 per cento; per quanto riguarda i pinot noir la situazione è più sfumata, ma stimo una perdita almeno del 50 per cento, a seconda dei settori; comunque resta una valutazione provvisoria perché non sappiamo se nel momento cruciale della floraison gli acini che verranno avranno un futuro”.

domaine Jean Fournier (Marsannay): “Difficile fare pronostici ora, perché la propulsione vegetativa è all'inizio. Stimo le mie perdite tra il 60 e l'80 per cento per gli Chardonnay (anche nelle viti potate molto tardi, che crescono meglio ma non hanno uva …); per quanto riguarda i pinot noir, dipende: Clos du Roy, Chapitre e Côte de Beaune sono catastrofici con perdite dal 60 all' 80 per cento; meno nei Longeroies, e sugli eschezots e villagge tra il 20 ed il 30 per cento”.

domaine Buisson Charles (Meursult): “nonostante la gelata nei premiers crus si registra comunque una buona produzione di uva, ancora poco coltivata, a causa del maltempo.
La parcella che ha subito di più il gelo è stata la “Goutte d'or”, su cui stiamo una perdita almeno del 50 per cento; il parco vitato classificato “village”, in pianura, ha risentito molto meno perché la maggior parte delle gemme erano nei cotons. In generale non è peggio del 2016 o del 2019. Le gelate nei grand cru fanno molto parlare di sé perché non sono abituate a congelare, se non almeno ogni 15 o 20 anni”.

domaine Perrot Minot (Morey St Denis): “ancora non possiamo darvi una stima generale dei danni causati dal gelo di aprile su tutti i nostri climats; possiamo solo darvi i danni da gelo osservati in alcuni nostri vigneti: i nostri Grand Cru e 1er Crus sono congelati al 50 per cento e le denominazioni “villagge” sono congelate fino al 70 per cento, a seconda della parcella”.

domaine P. Pernot (Puligny Montrachet): “al momento è molto difficile stimare l'entità del danno. Ne sapremo di più quando le viti saranno cresciute un po 'di più. Possiamo solo dirvi che i nostri 1er cru sono stati ampiamente colpiti dal gelo e che non siamo sicuri di avere un raccolto in alcuni appezzamenti; anche i vigneti dei Grands Crus sono stati gravemente danneggiati, in particolare il Batard-Montrachet. Il villaggio di Puligny-Montrachet e la Bourgogne Côte d´Or sembrano un po' più integri”.

Domaine Albert Morot (Beaune): “è ancora difficile stimare l'entità reale dei danni subiti; sembra comunque compresa tra il 50 e il 70 per i pinot noir e l'80% per gli chardonnay”.

domaine Simon Bize (Savigny Les Beaune): “la perdita sul fronte chardonnay

è ci circa l'080 per cento ed il 20 per cento sui pinot noir”.

domaine Jacques Carillon (Puligny Montrachet): “per quanto riguarda l'entità delle gelate nei nostri vigneti la situazione è catastrofica; la stima dei danni, in base alle parcelle, è variabile: sul “village” Puligny-Montrachet registriamo perdita sino al 30 per cento, sui Les Perrieres circa del 60 per cento, sui Referts dell'80 per cento, sugli Champs Canet circa del 90 per cento e sul grand cru Bienvenues Batard Montrachet circa del 20 per cento”.

domaine Gros frere et soeur (Vosne-Romanee): "I danni da gelo variano molto da parcella a parcella, ed è pertanto difficile fare un quadro generale per appellazione. Nelle nostre parcelle in Cote de Nuits i nostri danni sono mediamente dell'ordine del 40-50 per cento, con un massimo dell'80 per cento ed un minimo del 10 per cento".

domaine Cecile Tremblay (Vosne-Romanee): "in effetti, i volumi potrebbero essere migliori di quelli inizialmente stimati. Tuttavia, ci sono alcuni appezzamenti dove purtroppo l'uva è quasi assente".

domaine chateau de la tour (Vougeot): "abbiamo avuto un mese di aprile complicato che ha visto un'imponente ondata di freddo e di neve cadere sui vigneti della Borgogna e della Francia; teniamo le dita incrociate affinché i temporali annunciati per questo fine settimana (18/6)  rimangano clementi e ci portino solo pioggia e niente grandine. La stagione è ancora lunga e incrociamo le dita per arrivare indenni al raccolto. .È ancora difficile fare previsioni sulla stima della perdita, ma prevediamo di avere un raccolto molto basso sui bianchi (circa il 20 per cento del volume normale); per quanto riguarda i p, speriamo di raccogliere anche un 50-60 del nostro potenziale.

Temperature: come anticipato, minime e massime si sono tenute sotto i livelli medi del periodo; si è passati da minime sino a 7 gradi a massime di 25.7 gradi. La temperatura media del mese è stata di 12.1 gradi;

Precipitazioni: sono precipitati 105 mm, molti di più degli 86.6 di media per maggio. Un più 21 per cento rispetto alle medie. Sono 243 i millimetri precipitati al suolo dall'inizio dell'anno. 

Soleggiamento: 200 ore di luce contro le 212 medie del periodo. I venti hanno spirato per lo più da sud e sud-ovest.

GIUGNO. Tempo di floraison, ébourgeonnage, rifiniture (écimage) ed, infine, relevage ed accolage; il primo fenomeno permette di dare il “la” ai processi che costituiranno le fondamenta per cominciare a comprendere che tipologia di millesimo ci attende; ciò anche, e soprattutto, quest'anno, dopo l'episodio dell'arcinota gelata primaverile di aprile. Le operazioni di cimatura correggono, prevenendoli, eccessi d'esuberanza vegetativa, conferendo una forma armonica ed appropriata ad ospitare i futuri essenziali fenomeni dell'allegagione prima e dell'invaiatura poi; ricordiamo ai lettori che si tratta di un'operazione delicatissima, che comporta importanti conseguenze sullo sviluppo della vite: alcuni vigneron, per mere questioni di praticità, le iniziano in stretta aderenza con le infiorescenze; ma non va dimenticato che questa attività comporta un notevole stress per la vite, se praticata in concomitanza con le fioriture, e può determinare sovente il fenomeno dell'aborto floreale (coulure); attività di écimage condotte con il corretto timing sono quindi fondamentali sia per arginare imprecisioni nell'approccio agronomico d'inizio anno, sia, come anticipato, soprattutto, per evitare il fenomeno della “coulure”, determinato da tagli eccessivamente precoci, che provocano, all'interno delle viti, fenomeni di ricalibrazione del flusso linfatico, determinati proprio dall'asportazione apicale; quest'ultima, determina una vigorosa conseguente spinta vegetativa di natura compensativa. Un'accorta conduzione agronomica impone di intervenire per le rifiniture (rognage) sicuramente dopo la floraison. A proposito di vigore delle vigne in Cote d'or si registrano accelerazioni di processi vegetativi imponenti (anche 1 mt di crescita degli apparati in due settimane) che ricordano dal vicino quelli del 2003. Giugno, per come si è espresso, ha manifestato un cominciamento d'estate molto esuberante, per poi flettere decisamente verso un opportuno rallentamento, indotto da fenomeni reiterati di basse pressioni, che hanno moderato decisamente i toni di un'estate continentale, per il momento, meno accesa rispetto a quella mediterranea.

Temperature: si è passati da estremi di 10.8 gradi, registrati il giorno 26 ad una massima mensile di 32.1 del giorno 16. Proprio dal giorno successivo, le temperature si sono abbassate progressivamente, attestandosi su medie diurne piuttosto dolcii, attorno ai 25 gradi (solo 18.2 il giorno 24). Nel complesso, le medie stagionali delle temperature massime e minime, a differenza di maggio, si sono attestate sopra quelle del periodo, in entrambi i casi, solo di un paio di gradi.

Precipitazioni: sono piovuti 42 millimetri contro i 68 della media del mese di giugno; a compensazione degli eccessi di maggio. Tutto sommato un mese discreto sotto questo profilo, in stretta aderenza, restando alle ultime annate, molto simili tra loro, con giugno '20 e '17.

Soleggiamento: 230 ore contro le 239 del periodo. Luce quanto basta e quanto richiesta, in linea con i mesi precedenti. Venti per lo più spiranti da nord, nord-ovest con non poche giornate di venti umidi anche da sud.

LUGLIO. Quelle che sino a qualche lustro fa erano annoverate come anomale “bizzarie meteo”, oggi si svestono del ruolo di eccezioni per costituire, sempre di più, la regola di quest'ultimo decennio di annate viticole in Borgogna. In particolare, la 2021 rappresenta una delle annate più emblematiche sotto il profilo dell'estrema variabilità di situazioni meteo, in grado, allo stato delle cose, di sparigliare qualsiasi previsione sull'andamento finale di questo millesimo, che non manca di regalare continui colpi di scena. Ma cosa è accaduto? E' successo che il mese di luglio, in estrema controtendenza rispetto al mese che lo ha preceduto, è stato coinvolto in una circolazione atmosferica di tipo spiccatamente  atlantico, che ha spesso messo ai margini sia l'anticiclone azzoriano (spesso relegato ai margini della scena, in pieno oceano) che quello Africano, appannaggio, quest'anno, soprattutto delle nazioni propriamente mediterranee. Il risultato? Soleggiamento sotto tono, clima mediamente fresco e piovoso. E' innegabile che quello che stiamo vivendo è, con tutta evidenza, un'annata che rappresenta una grande sfida a Madre Natura per i vigneron borgognoni: un braccio di ferro davvero severo, iniziato, nella prima parte della stagione, con il tentativo di arginare l'aggressione di una nefasta gelata primaverile, poi proseguita con molto lavoro per gestire l'esplosione vegetativa che ha fatto seguito, ed ora, grazie ad un clima prevalentemente ed inaspettatamente fresco, per arginare la comparsa delle inevitabili malattie fungine e degli elementi crittogamici più impattanti, cioè marciumi (“pourriture grise”), “mildiou” ed “oïdium”; tutti, per fortuna, contenuti piuttosto bene dalle contromisure messe in campo; tutto questo corposo e costante lavoro mira evidentemente a preservare al meglio le quantità risibili concesse da questa annata, che non sono state compromesse in aprile; per tutta la mensilità, pertanto, si è assistito, a razionali ma necessari trattamenti a base di solfato di rame, zolfo, silice e qualcuno con aggiunta di alghe nel mix (lithothamnium calcareum); si sono, inoltre, osservati molti fenomeni di “coulure” e “millerange”, forieri almeno di ottime prospettive qualitative. Il mood capriccioso di luglio ha pesantemente inciso sull'accelerazione esponenziale della spinta vegetativa che era stata impressa in giugno, smorzandone, per certi versi, alcuni pericolosi eccessi, ma, per contro, decelerando vistosamente processi fondamentali come quello dell'invaiatura; luglio è stato oggetto di grandi lavori in vigna: non sono mancate, infatti, poderose azioni di cimatura (rognage) delle esuberanze vegetative e ripassi costanti (relevage), sistemazione dei pali (palissage), legatura dei tralci (tressage) anche allo scopo di evitare potenziali rotture degli stessi per l'eccessiva crescita e, nell'ottica del contrasto alle malattie fungine, vi sono stati importanti interventi di separazione tra le viti, intervenendo perciò sui volumi, sul fogliame, sui tralci, sulla pulizia dei terreni e sulla potatura alla base delle viti, allo scopo sia di arieggiare gli apparati vitati e scongiurare derive delle patologie fungine, sia per arginare la vertiginosa crescita dei manti erbosi sottostanti. E' stata davvero una mensilità faticosa, che ha messo a dura prova le energie ed i nervi dei vigneron locali; e lo è stato, soprattutto perché si è trattato di un mese caratterizzato da copiose ed inattese piogge, che hanno condizionato gli attesi fenomeni di invaitura, i quali hanno cominciato a manifestarsi solo negli ultimi giorni del mese ed in modo molto graduale e delicato, facendo vaticinare la vendemmia del pinot noir non prima della terza settimana di settembre. Giunti alle porte di agosto, quindi ad uno snodo stagionale cruciale, è indubbio che il calore e la qualità della luce che sarà in grado di esprimere saranno determinanti per indirizzare l'interpretazione qualitativa del millesimo, magari con uno svolazzo benefico finale, costituito, da queste parti, dalla celebre "été indien", cioè il sole settembrino, che, a queste latitudini, fa spesso Cassazione, in merito alla qualità di un'annata. 

Temperature: si segnalano minime decisamente basse (spinte sino agli 9.4 gradi il giorno 31), e massime mai oltre i 30 gradi (picco mensile di 29 gradi il giorno 19); si segnalano ben venti giorni del mese sotto le medie massime stagionali; considerando che la temperatura media del mese si è attestata a 19.4 gradi, segnaliamo come è stata addirittura inferiore a quella di giugno.

Precipitazioni: sono precipitati 94.4 mm (sono piovuti 30.3mm il giorno 14), quindi un +44 per cento sulle medie della mensilità: è il dato statistico più rilevante; ad oggi, maggio e luglio sono stati i mesi più piovosi del periodo vegetativo '21. Da marzo a luglio sono piovuti in totale 289mm; in fatto di precipitazioni si sta rivelando un'annata molto simile alla celebre 2014 e non lontana dalla 2016, con cui condivide una gelata (meno impattante però) e con la 2011.

Soleggiamento: ad oggi svetta sorprendentemente il mese di aprile tra quelli più soleggiati dell'anno vegetativo in corso, mentre luglio flette rispetto a giugno, portando in dote solo 210 ore di sole contro le 248 di media del periodo. Prevalenza della ventilazione mensile prima da nord e poi fortemente umida da sud per almeno metà mese.

Photo credit: domaine Vincent Latour 

AGOSTO. La transizione con uno dei mesi di luglio più freschi e piovosi del decennio ha lasciato il passo ad una mensilità chiave per la veraison, chiamata ad una maturazione, che, quest'anno, si perfezionerà tardivamente; si parla, mediamente, del cominciamento delle vendemmie intorno al 20 settembre per i pinot noir. Il passaggio di testimone con luglio non ha visto alcuna impennata delle temperature, alcun cambio di mood decisivo, a testimoniare il fatto di quanto sia difficile scardinare l'equilibrio stagionale, che ha trovato una precisa identità molto presto e non sembra voler cambiare volto; i primi 9 giorni di agosto hanno registrato temperature massime decisamente sotto media (fino a -7.1 gradi rispetto a quanto ci si attende dal periodo), cosicché il calore del soleggiamento estivo ha raggiunto, solo nei giorni tra il 10 ed il 15, il massimo della propria vigorìa, facendo segnare una massima stagionale che ha toccato solo i 34.2 gradi; successivamente hanno fatto seguito 15 giorni di temperature da primavera appena sbocciata, salvo brevissimi intervalli di calore del tutto sopportabile. Fattori positivi e decisivi di questo agosto, piuttosto tiepido e timido, sono stati la discreta presenza di un soleggiamento dolcemente graduale e, soprattutto, nell'ultimo quarto di mese, la presenza di costanti benefici venti freschi, che hanno spirato, per la maggior parte, da nord, i quali hanno fatto da garanti alla sanità delle uve. Insomma, da dopo ferragosto, tanti mattini freschi, in stile autunnale anticipato, escursioni termiche soft, notti fredde, che hanno generato maturazioni lente delle bacche, ottima ventilazione che ha spazzato la dannata umidità del mese precedente, e, da ultimo, purtroppo, non quel tanto agognato stress idrico benedetto ed auspicato in questo periodo, che avrebbe fatto sprintare una stagione strozzata da un aprile maledetto, che ha sacrificato i quantitativi di uva. Ed il fattore piogge? Purtroppo, come si è anticipato, non hanno latitato, ma hanno contratto fortunatamente il proprio apporto, facendo segnalare un -40 per cento sulle medie del periodo; e ciò, visto l'andamento stagionale sino ad ora, rappresenta una benedizione, considerata la strenua lotta contro le malattie fungine di quest'anno; e poi, lo ribadiamo, rendiamo grazie a quel salvifico vento da nord, che ha giocato un ruolo chiave in fase di asciugatura degli acini. Per quanto riguarda lo stato degli stessi, ad oggi, da nord a sud della Cote d'Or, si stanno constatando situazioni molto diversificate: già buoni equilibri zuccherini in alcune zone ed acidità molto vivide in altri settori (con il malico in primo piano), nonché (grazie all'apporto idrico importante quest'anno) pesi dei grappoli mediamente più consistenti rispetto al 2020 (addirittura maggiori del 30 per cento rispetto al 2019); fattore, quest'ultimo, che contribuisce a compensare in parte le perdite causate dalla gelata di aprile e determinate dalle malattie fungine e dai marciumi. Infine, due ci paiono gli elementi decisivi da evidenziare, che questa annata complessa sembra ribadire per perseguire un ottimo raccolto in un regime di mutamento climatico ormai conclamato: 1) una fondamentale opera di profilassi in vigna, anticipatoria rispetto agli interventi (a volte non sufficienti ad arginare tutti i fenomeni) in vigna, in corso d'opera stagionale; 2) la necessità di interpretare il millesimo ricordandosi sempre di assecondare e solo i ritmi vegetativi che la vite propone, in reazione alle condizioni climatiche dell'ambiente in cui si trova; proprio a questo scopo, al fine di dotare la vite di un “arsenale vegetativo” appropriato per affrontare dinamiche climatiche sempre più imprevedibili e cangianti, si sta rivelando decisivo, in questi anni, centrare il timing di potatura invernale/secca (che ha lo scopo di mantenere la costanza produttiva), che suggerisce sempre caldamente tagli tardivi, per garantire, allo start vegetativo di marzo, la presenza di un ventaglio numerico di gemme adeguato ad affrontare la stagione; in questo senso i dati ufficiali sono confortanti: è stato rilevato che il taglio tardivo determina mediamente un 20-30 per cento in più rispetto di gemme rispetto a tagli anticipati. Concludiamo evidenziando un ultimo fattore, che chiuderà il cerchio sull'imprinting dell'annata: sarà inevitabilmente decisiva la condotta dei vigneron; alcuni avranno il coraggio di attendere le maturazioni, rischiando sull'alea del meteo, ed altri, invece, decideranno di portare a casa comunque il minimo qualitativo sindacale dalle proprie uve, per scongiurare una vera debacle sui quantitativi d'uva da portare sui tavoli di cernita, già decimati ad aprile. Il report che redigeremo sul prossimo mese sarà tutto da seguire!

Temperature: dalla fine di giugno le temperature massime dei due mesi a seguire hanno fatto registrare valori medi sempre sotto le attese; la temperatura media è stata di 19 gradi. Minime e massime hanno registrato 1 grado di meno di media rispetto al periodo. Le minime hanno toccato un picco di 9.9 gradi, e solo 9 giorni del mese hanno fatto registrare minime leggermente al di sopra delle medie; le massime hanno toccato i 34.2 gradi il 14 agosto ma la loro media è stata di 24 gradi nell'arco dell'intero mese.

Precipitazioni: sono piovuti 36,3 millimetri contro i 61 della media del mese di agosto; sono 416 i mm totali piovuti da inizio anno, contro i 272mm (gennaio-agosto) del 2020, i 305 del 2019; scorrendo gli almanacchi e ripescando l'ultima annata più fresca, la 2014, ad oggi, è piovuto di più nella 2021 in corso.

Soleggiamento: 209.9 le ore di soleggiamento registrate, contro le 233.6 di media. Se maggio e giugno si sono rivelati sotto media ma di poco, luglio ed agosto hanno abbassato di molto l'asticella delle attese su questo parametro. I venti sono soffiati per lo più da nord, e questo fattore rappresenta un fattore determinante per il prosieguo sanitario e del percorso fenolico delle uve. 

Foto credits: domaine A. Roy a Gevrey-Chambertin

SETTEMBRE. Che la 2021 rappresenti una delle più singolari ed imprevedibili annate dell'ultimo ventennio ce lo conferma anche l'ultimo tassello del percorso vegetativo: settembre, con i suoi raccolti vendemmiali. Mentre stiamo scrivendo questo report, la maggior parte dei domaine sta terminando le operazioni enologiche di cantina. Poiché compito esclusivo di questa rubrica è l'analisi delle dinamiche, mese per mese, dell'annata in corso, scopo di questa coda narrativa è fornire informazioni sia sui rendimenti prodotti che sullo stato sanitario delle uve portate sui tavoli di cernita (la rubrica di sintesi e di valutazioni analitiche sull'annata, come sempre, sarà invece redatta in concomitanza con l'uscita in commercio del millesimo)

Ci siamo lasciati con un grande punto interrogativo nel report del mese precedente, demandando alle ben note attitudini risolutive di settembre il compito di dissipare le nubi interpretative che si sono progressivamente addensate su questo millesimo.

LE RESE: con quasi tutti i vini totalmente nelle vasche, una prima certezza ci appare evidente: se il recente trittico, dai tratti per molti versi similari, 2018-2019-2020, allontanandosi grandemente della manna qualitativa e quantitativa del 2017, è risultato esangue sotto il profilo delle rese, ma di una qualità eccezionale (la 2020 rischia seriamente di candidarsi tra le annate più brillanti di sempre, ndr), la 2021 ha prodotto quel che viene chiamato un “mini récolte”: cioè quantità di ettolitri per ettaro mediamente contenuti, anche se a macchia di leopardo, restando, spesso ampiamente, nell'alveo dei parametri consentiti per ciascuna denominazione (ndr, un esempio su tutti: per la aoc di gevrey-chambertin le rese consentite sono 50 hl/h per i vini di categoria “village” è, 48hl/h per i 1er crus e tra i 42 ed i 45 hl/h per i grand crus). L'analisi di una media ponderata dei domaine permette di stimare un raccolto complessivo che si attesa, pro capite, tra i 20 ed i 40 hl/ha di pinot noir e chardonnay: i più fortunati hanno ridotto fino al massimo di un terzo le quantità alle quali erano abituatati. Le vendemmie, quest'anno, eccezionalmente, profilando i contorni di un millesimo piuttosto classico (parente della 2014?), sono state decisamente tardive: sono cominciate dopo la prima decade di settembre e stanno terminando solo in questi primi giorni di ottobre; le operazioni vendemmiali si sono svolte nel corso di mattinate molto fresche, qualche giornata piovosa e, per fortuna, molte ben soleggiate; insomma, un bel melange di situazioni meteo, in pendant con i doppi salti carpiati a cui sono stati abituati quest'anno i vigneron: gelo (aprile), accelerazioni vegetative (giugno), temperature molto fresche per il periodo (luglio), ed un agosto che ha rimesso il millesimo in carreggiata con meno anomalie rispetto ai mesi che lo hanno preceduto.

LA QUALITA': trapelano un certo ottimismo e soddisfazione generali; e ciò nonostante si sia trattato di avere a che fare con un'annata imbizzarrita alla stregua di un ronzino selvaggio; infatti, l'impegnativa laboriosità che ha stressato i nervi dei vigneron, allo scopo di perseguire una corretta conduzione agronomica, ha dato le stesse soddisfazioni di un velista, che si destreggia tra continui salti di vento, cercando di indovinare quale sarà lo specchio di mare più benevolo sul quale direzionarsi per incontrare i refoli migliori che lo portano ad una condotta di gara vincente; fuor di metafora, la gestione oculata del parco gemme residuale dopo la ben nota gelata di aprile, ha costretto tutti a dare il meglio di sé per dribblare umidità e conseguenti malattie fungine estive e, successivamente, individuare il delicato timing migliore per raccogliere uve il più sane possibile. Insomma, a nostro parere, al di là di chi ha subito un accanimento senza possibilità di scampo del gelo di aprile, là dove questo evento ha risparmiato aree vitate, lasciando margini per sviluppi vegetativi adeguati, i c.d. manici di classe saranno davvero quelli che quest'anno lasceranno la loro griffe in calce al millesimo, facendo sul serio la differenza: chi, al netto del meteo, ha portato uve di altissimo profilo sui tavoli di cernita, potrà legittimamente ostentare il suo valore qualitativo di vigneron ed appuntarsi una medaglia all'onore sul petto; perché non ricordiamo un'altra annata cosi complessa nell'ultima decade (anche se la 2012 e la 2016 la marcano da vicino), cosi intrisa di mille varianti e colpi di scena, che ha costretto i domaine ad un altissima concentrazione sino alla fine, allo scopo di ottenere un prodotto eccellente. Pertanto, in estrema sintesi, la qualità c'è, eccome, ma sarà buona regola, come non mai, affidarsi ai migliori interpreti per apprezzare nei calici il senso profondo ed unico di questo millesimo.

Temperature: un buon segno che massime e minime di settembre si siano palesate più alte dei valori medi; non accadeva da giugno. Ben 23 giorni di massime sopra la media: 29.7 gradi la massima del mese (8 settembre), 12.2 il picco minimo, ed una media mensile di 18.1 gradi.

Precipitazioni: 49.7 millimetri piovuti al suolo: un meno 23 per cento rispetto alla media del periodo. Sono 375 i millimetri piovuti da marzo, molti dei quali a maggio ed a luglio. Qualche parallelo interessante: fattore precipitativo similare alla 2017, che però aveva conosciuto una più equa distribuzione del piovuto tra le mensilità; a ritroso sulle più piovose: la 2016 ha totalizzato 472 mm, la 2014 con 342 mm, la 2013 con 611 mm e la 2012 con 500 mm.

Soleggiamento: 221 ore di soleggiamento, che svettano sulle medie del periodo come non accadeva da aprile. Tutto sommato buona la presenza del sole nel periodo vegetativo, anche se spesso sotto media. Venti, che, anche se hanno spirato da sud in qualche occasione, hanno soffiato benevoli più spesso da nord-nord ovest, a beneficio della sanità delle uve.

Credits: domaine H. Lamy di St Aubin

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