L'ANNATA 2023 IN BORGOGNA. ANALISI DINAMICA

Annata 2023 in Borgogna. Narrazione dinamica



Lo staff redazionale ripropone una rubrica che resterà in vigore per tutto l’anno vegetativo '23, quindi sino al raccolto delle uve principali coltivate in Cote d'Or, chardonnay e pinot noir. Al termine di ogni mensilità considerata, da marzo a settembre (con doveroso incipit circa l'andamento dell'inverno che precede il nuovo millesimo), si propone di fornire ai nostri lettori un report dinamico sugli accadimenti meteo principali, corredato anche dall'analisi di alcuni parametri che riteniamo essenziali per comprendere al meglio l’andamento dell'annata viticola.

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                                                                                  INVERNO 2022-2023



Dicembre ha raccolto il testimone di un fine novembre piuttosto mite, durante il quale ha piovuto circa il 16 per cento in meno rispetto alle medie del periodo, ed il freddo invernale atteso non si è ancora palesato. L'ultimo mese dell'anno ha, quindi, raccolto il testimone di una douceur climatica generalizzata, figlia di un'estate che non voleva finire mai: nella prima settimana ha oscillato tra minime sempre sopra lo zero e massime che hanno toccato i 7 gradi. Successivamente, e fortunatamente, sino al giorno 19, le minime hanno garantito il freddo auspicato, toccando anche i -6.8 gradi e trascinando al ribasso le massime; le piogge hanno però latitato. Dal giorno 20, un anticiclone tiepido ed umido, proveniente da sud, ha generato 30 mm di pioggia e massime che sono salite sino ai 15 gradi. Insomma, il promettente abbrivio di un inverno in vecchio stile è stato vanificato da un ritorno ad una mitezza non gradita (ma non inaspettata, considerati gli anni precedenti) nella coda di dicembre.



Gennaio si è allineato esattamente alla bipolarità climatica del mese che lo ha preceduto, scandendo una prima metà decisamente tiepida, con temperature massime sempre sopra la media, tra i 7 ed i 16 gradi, e minime, sino al giorno 17, sovente sopra lo 0 termico. A seguire, grazie ad un flusso organizzato d'aria fredda di origine nord-orientale si è installato un clima freddo e secco piuttosto durevole, ma senza eccessi, che si è protratto sino a fine mese; ed in questa occasione, tra il 20 ed il 21, è arrivata anche la neve in Cote d'Or. Sul fronte piogge, sono atterrati al suolo complessivamente poco meno di 40 mm, mentre, su quello del soleggiamento, hanno prevalso giornate cupe e grigie, che ha scandito un -25 per cento di luce solare complessiva rispetto alle medie.



Febbraio per il tredicesimo mese consecutivo (bisogna risalire al gennaio 2022 per ritrovarne uno con temperature sotto le medie del periodo) si è presentato complessivamente con un grado sopra la media. La prima settimana è stata mite, ed ha oscillato tra minime intorno ai 4 gradi e massime che hanno sfiorato gli 11 gradi. A seguire, la seconda settimana ha proposto un curioso ampio elastico tra minime e massime che ha raggiunto l'apice tra i -7 ed i 16.9 gradi. La Terza settimana si è palesata ancora piuttosto tiepida, con punte sino a 16.4 gradi di massima, gelate mattutine costanti e carenza enorme di precipitazioni: solo 9.2 mm in tutto il mese in Borgogna ed un clamoroso -73 per cento di media nazionale francese; il soleggiamento, invece, ha impennato, dopo mesi negativi, segnando un +31 per cento. Solo gli ultimi giorni del mese hanno sterzato improvvisamente verso una coda d'inverno con tutti i crismi, con ritorni a minime e massime tra i -1 ed i 4 gradi di giorno.



MARZO. Piccola nota preliminare prima di entrare nel vivo dell'analisi: nel corso di questo mese l'intera Borgogna ha effettuato un cospicuo maquillage della segnaletica delle località viticole, innestando 280 nuove cartellonistiche di prossimità lungo 84 denominazioni, per rendere più chiare ed esteticamente appetibili le indicazioni dei luoghi del vino a favore dei visitatori. Un gran bel lavoro, sia sotto il profilo estetico, che, soprattutto, della concreta utilità informativa. Chiusa parentesi, entriamo nel vivo dell'anno vegetativo 2023, con la prima osservazione analitica di un mese notoriamente deputato all'esordio del pianto della vite. E soprattutto delle valutazioni agronomiche, di natura strategica, di ciascun vigneron: quelle relative alle potature di rifinitura, più o meno ritardate. Si tratta del primo momento stagionale decisivo, strettamente legato alle conoscenze, alle credenze ma anche alle intuizioni di ciascun viticoltore, che costituiscono uno dei preziosi tasselli dell'ampio concetto di terroir: il manico del singolo vigneron che si mette al servizio del savoire faire di un luogo viticolo, unitamente, aggiungiamo noi, ad un upgrade nozionistico necessario, richiesto dal cambiamento climatico. Un mix essenziale per individuare la tempistica corretta del fenomeno delle gemmazioni, alle quali ciascun viticoltore mira a destinare un futuro evolutivo il più certo possibile, in vista di tutte le dinamiche meteo di una stagione articolata e plurifasica, costellata di momenti di inevitabile alea e conseguente suspance. Tale primo delicato passaggio vegetativo è subito minacciato dal potenziale pericolo costituito dal gelo d'aprile. Ma veniamo all'analisi della mensilità. Febbraio era terminato con tre giorni tosti, che hanno sancito minime sempre sotto lo zero (sino a -1.4 gradi) e massime che hanno sfiorato solo i 5 gradi. Questa situazione, però, ha generato pochi patemi, impattando sostanzialmente su terreni con manti vegetativi ancora mediamente compatti (alcuni già arati), di matrice ancora squisitamente invernale, che hanno preservato della preziosa umidità, vigne potate solo dei loro legni vecchi con relativi speroni (charpentes), tralci (baguettes) spesso ancora da regolare e, soprattutto, viti che non si sono ancora destate sul piano dello scorrimento prevalentemente verticale della linfa vegetativa. Questo andamento piuttosto freddo e secco si è protratto sino al giorno 6, con venti nordisti dall'effetto asciugante e zero precipitazioni. In seguito, si sono avvicendate una serie di giornate dai forti sbalzi termici tra giorno e notte, che hanno sancito, in Cote de Beaune, intorno al giorno 15, i primi fenomeni di pleure de la vigne. E ciò in un contesto climatico dall'afflato improvvisamente primaverile, con temperature schizzate sino a 20 gradi, una trentina di millimetri piovuti al suolo e giornate complessivamente ancora poco soleggiate. Insomma, un debutto stagionale senza sprint particolari, anzi, dall'andamento lento, quasi in sordina. Nel corso della terza e della quarta settimana (giorni della permanenza del nostro staff in Borgogna, ndr), l'incipit della nuova stagione ha insistito nel solco di questa morbida mitezza, contraddistinta da notti mediamente tra i 4 ed i 10 gradi e giornate brulle, con sprazzi di sole a volte più decisi ed intensi e qualche scroscio intenso di pioggia, senza eccessi in alcun senso; un'autentica primavera old style. Tale dinamica sonnolenta ha permesso un pigro, graduale e ritardato risveglio dei parchi vitati ed un conseguente lento evolversi, ancora nelle protezioni vegetative (cotons), delle prime gemme. Questo contesto di millimetrica progressione ha smorzato la prospettiva fobica dell'avvicinarsi del temutissimo gelo, stante lo stadio ancora involuto e primordiale dei primi virgulti; a rafforzare questo cauto ottimismo ci hanno pensato anche gli scenari meteo d'oltralpe, i quali, grazie ai riscontri di modelli dinamici previsionali rivolti alla prima decade d'aprile, hanno individuato si concreti potenziali gelate (masse di aria fredda in arrivo da est) ma di entità e durata non particolarmente impattanti. Ma la presenza di masse d'aria fredda sono state individuate con certezza, pertanto il fiato resta comunque sospeso: solo l'attenta lettura delle dinamiche del mese successivo renderà finalmente limpida la dinamica di questo fenomeno.

Analisi dei principali indicatori di marzo:

Temperature. Minime davvero basse, fino al picco di -3.6 il giorno 1, per metà mese e massime comprese in uno spettro di 6.3 gradi, sino ai 21.3 gradi il giorno 13. Un andamento assolutamente in linea con le attese del periodo, senza alcuno stravolgimento di sorta.

Precipitazioni. 57.7 i millimetri piovuti beneficamente al suolo, con un +19 per cento rispetto alle medie di marzo da queste parti (di cui 11.3 mm sono piovuti il giorno 11). Quindi una buona pluviometria, considerando le limitrofe annate 2022 (32.5 mm), 2021 (26 mm), 2020 (43 mm); nulla di paragonabile però alla generosità dei 139 mm del millesimo 2018.

Soleggiamento. Solamente 129 ore, contro le 151 di media del periodo; come detto, c'è stata molta alternanza di giornate brulle, pioggia e squarci di sole. Ciò ha contribuito alla pigrizia dell'avvio stagionale. Venti in prevalenza da sud e sud-ovest. Umidità piuttosto elevata per tutto il mese.

Credits domaine T. Bouley a Volnay

APRILE. Approdiamo al primo snodo stagionale fondamentale: all'appuntamento meteo, le potenziali gelate, in grado di incidere maggiormente sull'avvio stagionale, soprattutto in termini di rese quantitative del millesimo. Pertanto, focus centrato con maggiore apprensione sulla prima quindicina di giorni di alternanza giorno-notte. Ebbene, i giorni 5 e 6 si sono rivelati quelli più cruciali, con temperature notturne scese sino a -2 gradi nei fondovalle, mentre a mezza costa le cose sono decisamente andate meglio. Alcuni fattori si sono rivelati decisivi: la nuvolosità del clima sfociata poi in tenui piogge (quindi nessun sole mattutino a minacciare di bruciare i virgulti), i venti da nord (seppur in rapida rotazione verso sud), lo scarso soleggiamento che ha mantenuto un corretto grado di umidità al suolo e la rapidità della perturbazione fredda, hanno scongiurato danni ai vigneti. L'unica segnalazione dotata di una certa inquietudine risale al giorno 7, quando, a Volnay ed immediati dintorni, ha grandinato in modo sottile e battente, in modo inaspettato, ma per un lasso di tempo contenuto; tutti i domaine della zona ci hanno rassicurato: nessun danno di rilievo si segnala ai comparti di gemme, ancora tutelate da uno stadio evolutivo tardivo. A seguire, si sono dispiegate giornate piuttosto brulle, quasi sempre contraddistinte da rapide staffette tra sole tiepido e qualche rapida precipitazione. Un mood climatico, pertanto, che sembra perseverare nel lento srotolarsi di una primavera ancora poco propensa a mostrare il suo volto più autentico. E proprio questa mancanza di accelerazione vegetativa, che avevamo invece osservato negli anni precedenti (dal 2015 a seguire), ha determinato l'architettura climatica ideale ad evitare problemi ai bourgeons, anche qualora il gelo si fosse manifestato in modo più aggressivo. Insomma, la moderazione climatica, declinata nel senso della lenta decelerazione del seppur non rigido inverno passato, assieme alla sommessa dinamica di accelerazione primaverile, uniti alla presenza di masse d'aria fredda solo in rapido passaggio in Cote d'Or, hanno dato vita al combinato disposto che ha permesso il disinnesco di una situazione potenzialmente pericolosa. A seguire, nella terza decade del mese, ad esclusione di qualche ribasso nelle minime (in più di qualche occasione vicine allo zero termico) che si sono attestate sovente intorno ai 5-6 gradi, le temperature diurne, sempre senza clamorose impennate, hanno ripreso una graduale ma lenta ascesa verso l'alto. Il fine mese si è chiuso ancora nel segno della nuvolosità compatta, e minime che hanno alzato l'asticella verso gli 8-9 gradi di media. Sul fronte approvvigionamento idrico, invece, mentre marzo aveva fatto ben sperare in una primavera generosa in precipitazioni, aprile ha vanificato le attese di una auspicata continuità, chiudendo, invece, sotto media. Un inizio di annata vegetativa, pertanto, almeno al momento, benevolo, cui speriamo farà seguito un maggio in accelerazione progressiva verso una floraison che ci auguriamo da manuale: gli ultimi modelli a disposizione ci prospettano una prima decade ancora alternata tra piogge e sole, ma con temperature mediamente un po' meno timide. Vi terremo aggiornati su eventuali eventi meteo significativi in Borgogna, prima del prossimo report, grazie alla nostra barra di scorrimento-notizie recentemente implementata in homepage. Pertanto, per restare sempre informati sugli accadimenti dell'annata vegetativa in corso, tenetela d'occhio; l'abbiamo desiderata fortemente proprio per restituirvi, in real time, tutte le notizie più significative dalla Cote d'Or (quindi, non solo accadimenti meteo rilevanti che influenzano l'annata vegetativa in corso, ma anche notizie relative ai domaine, in portfolio e non, nonché comunicazioni inerenti il nostro servizio).

Analisi dei principali indicatori di aprile:

Temperature. Prima settimana con minime e massime prossime allo zero (-2.3 gradi il giorno 6) ed i 14 gradi, quindi sotto media; a seguire minime in leggero rialzo ma sempre piuttosto basse e massime altalenanti ma modeste per il periodo; ultima quindicina di forte altalenanza, spesso sotto media in entrambi i valori, con leggero sprint nel finale di mese, con 22.8, record del mese, il giorno 28. Insomma una mensilità climatica sonnolenta e tutt'altro che spiccatamente primaverile.

Precipitazioni. 42 millimetri al suolo, a sancire un -28 per cento rispetto alle medie del periodo. Se ne attendevano almeno una sessantina. Occasione mancata per rinforzare le scorte idriche. Stesso identico rilievo pluviometrico dell'annata 2022 e della 2018, il doppio della 2021, la metà del 2019, ma lontanissimi i “fasti” della 2016 (120 mm). Marzo ha illuso con la sua discreta abbondanza precipitativa. Ma non sembra finita qui per le precipitazioni, almeno osservando i prospetti meteo dell'inizio mese a venire. Lo auspichiamo.

Soleggiamento. 140 ore di soleggiamento sono poche e scandiscono un -25 per cento rispetto alle medie; ciò si ha contribuito non poco, assieme agli altri fattori analizzati, alla estrema sobrietà dello sviluppo dei parchi vitati, che, da un lato, ha prodotto gli effetti benefici che sappiamo, ma dall'altro sta rallentando la propulsione linfatica delle vigne in vista degli appuntamenti vegetativi di maggio (floraison su tutti).

Credits domaine T. Bouley a Volnay

MAGGIO. Tempo di lavori di rifinitura in vigna, quindi spollonature, debourgeonnage, pulizia dei manti erbosi in prossimità dei piedi delle viti, tiratura dei fili per l'inserimento dei tralci. Tutte operazioni propedeutiche a permettere alle viti di concentrare i propri sforzi linfatici al meglio, cioè là dove realmente occorre, senza disperdere energie, e togliendo dallo scenario ideale tutti quei piccoli e grandi impedimenti che possono costituire concausa di una non piena ed ottimale espressività di ogni singolo ceppo. Ricordiamo che le operazioni di “pulizia” (raggruppiamo convenzionalmente con questo termine tutte queste attività che concorrono a rendere ideale lo sforzo evolutivo della vite) dei ceppi sono un'attività impegnative e piuttosto noiose, perchè impegna per ore in una posizione posturale chinata, quindi tutt'altro che comoda, scandendo molte micro attività e richiedendo massima attenzione; inoltre, questo fondamentale lavoro, lo ricordiamo, ha un limite temporale di esecuzione, perchè dipende dalla velocità di crescita delle viti e dai capricci del meteo. In particolare, l'opera fondamentale di tiratura dei fili per indicare la direzione di crescita dei tralci a frutto mira ad favorire la migliore espressività di questi ultimi, permettere al fogliame di dispiegarsi al meglio per ricevere dai raggi solari materia essenziale per la fotosintesi, arieggiare gli spazi per evitare congestioni fogliari e permettere alla florainson, uno dei momenti topici dell'annata in fieri, di esprimersi al meglio; ricordiamo che si contano circa 90 giorni da questo fenomeno per prevedere i giorni delle future vendemmie. Quest'anno la fioritura si è manifestata senza accelerazioni vegetative, ma in totale naturalezza, nei suoi tempi congrui e, soprattutto, senza intoppi meteo, cominciando il suo affascinante fenomeno a partire dall'ultima settimana del mese. Da queste parti si è parlato di “premiers américains en fleur”, espressione che si riferisce alle prime floraison nate da portainnesti americani, quindi non viti franche, diffusi praticamente ovunque per rendere immuni le viti dalle aggressioni della fillossera. Ma a che maggio abbiamo assistito, in Cote d'Or? Eventi grandinigeni si sono visti solo in zona Souvignargues ed a nord dei Pirenei, quindi nel sud della Francia, per fortuna. La Cote d'or ha beneficiato quest'anno del fatto che la circolazione atmosferica non è stata propizia ai flussi meridiani: i venti non si sono mai orientati da sud sollevando l'aria calda del temibile Gobbo di Algeri (anticiclone africano): le alte pressioni si sono curiosamente installate nel nord del continente, in area scandinava e del Regno Unito, invertendo lo scenario più classico, quindi scoprendo l'area continentale europea a plurimi passaggi perturbati, causati da basse pressioni. Il parallelo con il maggio dell'anno scorso, più caldo e secco che si ricordi in Francia, al cospetto di quello mite (da anni '80) di questo 2023 è piuttosto singolare, per l'estrema diversità tra loro; il paradosso è che abituati come siamo a mesi di maggio già a propulsione estiva, quello di quest'anno appare in Borgogna connotato quasi da cupezze e grigiori, quando invece è perfettamente quanto ci si aspettava dalle medie del periodo, prima dei mutamenti impressi dal cambiamento climatico. Insomma, un mese di maggio '23 che a queste latitudini è definibile come “mite e relativamente poco piovoso”; è curioso notare che mentre tutte le stazioni di rilevamento pluviometrico francese hanno segnato del deficit in questo maggio, solo due stazioni a sud e quella posizionata a Digione hanno rilevato precipitazioni nella norma del periodo; quindi, la Cote d'Or è stata beneficiata anche sotto questo profilo.

Analisi dei principali indicatori di maggio:

Temperature. Sino al 19 maggio abbiamo assistito a minime e massime anche sotto media, con picchi di 6.4 gradi di minima il giorno 4 e massime che, per giorni, non hanno varcato i 16 gradi; successivamente, un cambio di passo, anche se sempre nel segno dell'estrema gradualità, autentica signature posturale del meteo di questa stagione (almeno sin qui), con massime mai sopra i 26 gradi.

Precipitazioni. Lo abbiamo anticipato nel corpo del report del mese: solo un -12 per cento rispetto alle medie del periodo, con 76.5 mm piovuti al suolo. Nel 2022 a maggio erano piovuti la miseria di 18 mm, mentre erano stati addirittura 105 quelli caduti nel '21; tra i due estremi citati, la '23 si colloca in posizione ideale.

Soleggiamento. 258 ore di sole, contro le 212 di media del periodo. Un surplus perfetto per innescare floraisons, che in alcuni settori, come Vosne-Romanée, qualcuno (Meo-Camuzet) ha definito letteralmente “au fait, fleur passée comme un TGV cette semaine”, sottolineando che il fenomeno dell'allegagione (la nouaison) ha cominciato a manifestarsi a strettissimo giro ed è quindi già visibile.

photo credit domaine M. Camuzet - Vosne-Romanée 

GIUGNO. Mensilità che è iniziata con il positivo generalizzato evento della fioritura tra le viti, senza intoppi; ed è noto quanto scavallare questo cruciale nodo stagionale costituisca un ottimo viatico per la quantità e la qualità dei futuri grappoli. Tra una notevole alternanza di cieli grigi e sprazzi di luce, giugno non ha discostato di molto il trend stagionale, inaugurato dall'avvio vegetativo. Cimature e rifiniture tra i vigneti hanno accompagnato dolcemente il terminare delle floraisons intorno alla metà del mese, con passaggi temporaleschi e conseguente umidità ed il lavoro di piccoli insetti come noctuelles et boarmies non hanno mancato di divorare qualche germoglio per pianta, in attesa che la rinnovata presenza di predatori di questi attori malevoli diventi più cospicua ed assicuri una maggiore pulizia sui tralci a frutto, anche se per favorire la loro proliferazione sarà necessario adattare la tipologia di preparati da utilizzare alla bisogna sulle viti; insomma, è sempre complesso portare a casa il massimo risultato ed a qualche compromesso è quasi sempre necessario scendere; e ciò a patto che il meteo non si metta di traverso, favorendo il proliferare di oidio o peronospora, ad aumentare il tasso di attenzione e lavoro nei vigneti. C'è stato anche un evento da segnalare che ha determinato della legittima apprensione tra i vigneron: ci riferiamo al giorno 18, in cui sono precipitati circa 19 millimetri di pioggia assieme a della grandine fine, il cui epicentro è stato nel triangolo di aoc di Vougeot-Vosne Romanée-Chambolle Musigny, ma i cui effetti si sono manifestati, con minore impatto, anche sulle Hautes Cotes. Vougeot e qualche parcella di Vosne-Romanée, come i “Beaux Monts” ed i limitrofi grand crus in particolare, sono stati colpiti con maggior precisione ma i danni, nel complesso, non possono essere valutati come grandemente impattanti; ma più di qualche acino in formazione (passaggio alla allegagione in fase iniziale) è stato decapitato dalla sua sede naturale. Curioso notare che, di regola, questi eventi colpiscano maggiormente la Cote de Beaune, ma sappiamo anche che il presente di questi eventi è rappresentato dall'estrema localizzazione, o la presenza a macchia di leopardo, all'interno di una stessa denominazione, per cui sarà sempre meno infrequente analizzare quanto è magari accaduto nel perimetro di una singola parcella, se non addirittura constatare un evento che ha prodotto i suoi effetti solo marginalmente all'interno di un climat, risparmiandone una parte. Ma usciamo dall'evento circoscritto e ritorniamo agli accadimenti meteo generalizzati sulla Cote d'Or. Giugno ha permesso l'entrata in scena di entrambi i non graditi ospiti delle estati a queste latitudini: la peronospora nei momenti di relativo caldo ed umidità conseguente ai numerosi acquazzoni prodottisi, e l'oidio in presenza del caldo secco della seconda parte del mese. Insomma, un bel lavoro per i vigneron, anche perché i grappoli si trovano ancora in una fase primigenia, quindi particolarmente sensibili a questi eventi. L'utilizzo dello zolfo in polvere è sempre quasi l'unica soluzione e se ne è visto nei vigneti, nonostante i suoi notori effetti poco sull'inquinamento atmosferico. Sotto il profilo del caldo, non si sono raggiunte temperature particolarmente elevate, ma va notato che è stato costante ed in lento e progressivo aumento.

Analisi dei principali indicatori di giugno:

Temperature. Minime e massime quasi sempre sopra media, comprese almeno tra il 2 ed il 5 per cento. Sopra i trenta gradi però non si è andati se non due giorni, nell'ultima settimana del mese: il giorno 25 si sono toccato i 32.5 gradi di massima. Caldo costante e mai eccessivo, quindi.

Precipitazioni. Eventi precipitativi concentrati in otto giorni, con un 69.7 millimetri precipitati, quindi un +2 per cento rispetto alle medie del mese. Situazione simile al 2018. L'anno scorso ne erano piovuti addirittura 143 mm.

Soleggiamento. +38 per cento complessivo, a sottolineare come di sole ce ne sia stato molto e costante. 329 ore di sole sono davvero molte. Ma il dato del soleggiamento riguarda tutta la Francia in genere, che ha fatto registrare mediamente un +20 per cento rispetto alle medie. Venti da nord-est nella prima parte del mese, qualche correzione da sud, pericolosa per le perturbazioni che arrivano da li, proprio nei giorni, infatti, dell'evento grandinigeno segnalato e poi ritorno a correnti da nord-nord-ovest.

photo credit domaine Naudin Ferrand a Magny Les Villèrs (segni dell'evento grandinigeno sulla parcella degli Echezeaux di pertinenza)

LUGLIO. Il cuore palpitante della stagione estiva rivendica correttamente il suo ruolo centrale nella determinazione della futura qualità delle uve. Ricordiamo a chi ci legge che la delicata transizione tra floraison, successiva allegagione e compiuta invaiatura (quest'anno manifestatasi per la prima volta il 7 luglio nei vigneti di Gevrey-Chambertin) rappresenta la timbrica del dna di un millesimo. Luglio rappresenta lo sforzo delle viti a determinare quel moto di conversione delle bacche verso la tonalità del proprio cepage di riferimento e consegna al mese successivo il compito di terminare il processo, contribuendo significativamente ad aumentare i tenori zuccherini e a condurre i vigneron alla cruciale gestione delle acidità per centrare successivamente la finestra ideale di raccolta delle uve (i cui inizi, al momento, sono immaginati tra il 5 ed il 10 settembre). La nostra analisi parte innanzitutto dai dati macro che abbiamo minuziosamente raccolto: al netto di un evento significativo manifestatosi, che analizzeremo in seguito, il trend generale di luglio ha evidenziato: temperature massime e minime in lieve rialzo rispetto alle medie, un tenore pluviometrico adeguato a quanto ci si auspicava, un soleggiamento presente con determinazione; pertanto, non si è toccato alcun record stagionale, nessun estremo; anzi, si è determinato un gentile sostanziale equilibrio, a conferma che spesso un abbrivio stagionale iniziale difficilmente sterza verso accezioni totalmente disattese e scarsamente prevedibili. E per equilibrio abbiamo inteso rappresentare una mensilità complessivamente meno aggressiva in termini di temperature registrate, anche se non sono mancati allarmi determinati da due patogeni molto minacciosi quest'anno: oidio e peronospora; quest'ultima anche più minacciosa (letale in termini di riduzione fotosintetica) presente nelle numerose alternanze mensili di caldo secco seguito a periodi di alta umidità, determinatisi a causa delle non poche precipitazioni occorse. All'interno di questo quadretto da luglio stile anni '80, vogliamo però ricordare che le specificità del clima odierno e le sue mutazioni, che spesso si traducono in imprevedibili scodate, non hanno mancato di ricordarci che il terzo millennio è sempre probabile teatro di eventi improvvisi, violenti, rapidi e spesso circoscritti. Nella fattispecie, riferiamo ad un evento meteo significativo che abbiamo, come di consueto, monitorato in tempo reale e rappresentato a chi ci segue sui nostri social aziendali con dovizia di dettagli: il giorno 11 una lenta perturbazione proveniente dal sud della Francia (da dove notoriamente arrivano le minacce meteo maggiori) ha colpito con eventi grandinigeni prima il Macon ed il Beaujolais, poi la Cote Chalonnaise ed infine è risalita verso nord, scaricando il residuo del suo potenziale soprattutto sulla Cote de Beaune, con epicentro Meursault e dintorni: le aziende di Marthe Henry, Vincent Latour, Buisson-Charles e Yvon Clerget sono state le prime a evidenziare pubblicamente i danni subiti ad alcuni settori dei propri vigneti: in particolare, si è trattato dei premier cru Charmes, Genevrières, Bouchères e Goutte d'Or; detta perturbazione ha comunque proseguito verso nord, lambendo anche Fixin e Marsannay-la-Cote ma ha denotato, a a partire da Beaune a salire verso la Cote de Nuits, maggiore sporadicità di impatto e danni, per denominazione, estremamente circoscritti. L'impressione ricavata dal confronto con i vigneron ci ha permesso di ricavare un'informazione più precisa sul tenore generale dell'evento: la grandine pare aver colpito grappoli già ben invaiati e quindi ben compatti e serrati nella propria volumetria complessiva e ciò sembra aver circoscritto i danni prodotti a limitate porzioni di grappolo o, nel migliore dei casi, a singoli acini, salvaguardando il contesto più generale dei raspi; ben diversa sarebbe stata la conta dei danni se l'evento si fosse palesato in una fase primordiale della stagione vegetativa, come il momento della floraison o il peculiare passaggio da fiore a frutto. Questa considerazione, lo evidenziamo, ha volutamente carattere generale, perchè danni se ne sono comunque registrati e sono tutt'ora in corso di valutazione. Ma entriamo ancor di più nel dettaglio dell'vento: sulla nostra pagina FB, abbiamo rendicontato, con dovizia, le impressioni di molti domaine della Cote d'Or, raccogliendo le loro testimonianze post evento, per confrontarci sugli eventuali danni subiti. Riportiamo qui di seguito le loro dichiarazioni: Gregory Gouges, a Nuits-Saint-Georges: “a partire dalle 19:00 grandine e acquazzoni hanno colpito la parte settentrionale dei crus della denominazione; il mix dei due elementi, pare non aver prodotto danni rilevanti”. Pierre Emmanuel Lamy del Domaine Patrick Javillier: “i nostri appezzamenti si trovano per l'80 per cento nel comune di Meursault; per me le grandinate sono state molto localizzate, e anche nel comune di Meursault i danni non sono gli stessi in diverse parti della città. Stimo le perdite di raccolto tra il 20 e il 30 per cento. Sono consapevole di lavorare con la natura, ma questo tipo di eventi meteorologici è sempre molto irritante. Tuttavia non è un disastro, perché quest'anno le uve sono ben stoccate: se togliamo gli acini scoppiati, ne rimangono ancora la maggior parte sani per grappolo. Tra i vigneti di beaune si stimano perdite sul raccolto tra il 5 ed il 10 per cento. Qualche danno più serio in area Blagny”. Sempre restando a Meursault, il domaine Mikulsky rivendica "danni tra il 30 ed 40 per cento in alcune parcelle 1er cru, village ed appellazioni regionali”. Mathilde Grivot del domaine Jean Grivot sito a Vosne-Romanée:"qui c'è stato per lo più un forte acquazzone e piccoli chicchi di grandine sporadici che hanno determinato pochi danni”. Sempre a Vosne-Romanée, Domaine Gros F&S: "c'è stata tempesta ieri sera, quindi è ancora un po' presto per fare una valutazione accurata. I danni sono probabilmente abbastanza limitati nel settore Vosne/Vougeot/Chambolle/Morey. Non ho ancora periziato delle Hautes Côtes. Vedremo i risultati di quanto accaduto solo tra qualche giorno, quando le bacche inizieranno il processo di cicatrizzazzione”. Paul Zinetti gerente del domaine des Epeneaux (Comte Armand) a Pommard: "qualche danno lo abbiamo subito ma si tratta di poca cosa”. La Contessa Claude de Nicolay del Domaine Chandon de Briailles, sito a Savigny-les-beaune): "fortunatamente quasi nulla nel nostro settore ma a Meursault e Mercurey ea Pouilly Fuissé pare qualcuno abbia maturato danni anche sino al 50 per cento del raccolto”. Alexandrine Roy del domaine Marc Roy a Gevrey-chambertin: "mircaolosamente non abbiamo avuto danni da segnare a queste latitudini". Nadia Goldi del domaine Remy Jobard a Meursault:”la maggior parte dei danni li abbiamo subiti sul premier cru Les Genevrières”. Sylvie Carillon del domaine J. Carillon a Puligny-Montrachet): "c'è stata una grande tempesta ma fortunatamente quasi nessuna grandine a Puligny, solo acqua. Abbiamo notato alcuni impatti nei campi del premier cru Canet ma non gravi. Il raccolto sembra buono, quindi speriamo che tutto vada bene fino alla fine”. Anna Pernot del domaine P. Pernot a Puligny-Montrachet:"questa volta siamo stati risparmiati, non ci sono stati danni sui nostri vigneti di Puligny-Montrachet". Emilie Budot del domaine Etienne Sauzet di Puligny-Montrachet:”non abbiamo avuto danni significativi a Puligny, siamo stati molto fortunati, ma non è stato il caso di St Aubin e Meursault”. Abby Kaufman del domaine B. Leroux a Beaune: "La grandine è passata dappertutto, ma è soprattutto nel settore di Meursault, dove, come sapete, abbiamo la maggior parte dei nostri vigneti nella tenuta; la tempesta ha ridotto le rese in alcune viti, è ancora troppo presto per conoscere le perdite, ci stiamo concentrando sull'uva che abbiamo e incrociamo le dita per il futuro”. Chisa Bize del domaine S. Bize a Savigny-les-beaune: "siamo stati lambiti dalla grandine ma nulla di gravemente impattante”. M. Geoffroy del domaine A. Morot di Beaune: "abbiamo subito danni inferiori al 5 per cento del raccolto”. J. Fournier dell'omonimo domaine a Marsannay-la-Cote:” abbiamo subito danni intorno al 5 per cento, localizzati nei cru Longeroies, Es Chezots ed Etales”. Pierre Vaudoisey del domaine Vaudoisey a Volany:”solo qualche danno a limitati crus nell'area sud della denominazione, ma nulla di grave”. Gwendoline de Suremain del domaine De Suremain a Monthelie:”pochi i danni subiti; nulla di comprabile a quanto accaduto a Meursanges o Laborde”. Il domaine Hubert Lamy a St Aubin:”purtroppo qui di danni ne abbiamo subiti molti; il fogliame ha arginato l'evento ma non è bastato a limitarlo”.

Analisi dei principali indicatori di luglio:

Temperature. Massima di 35.6 gradi registrata l'11 giugno ma solo sei i giorni oltre i 30 gradi. Prima metà del mese più soleggiata e seconda metà con massime non oltre i 27 gradi. Non si può parlare, quindi di fenomeni canicolari quest'anno. Il sud est della Francia ha subito i bollenti spiriti dell'anticiclone africano.

Precipitazioni. Il giorno undici si conferma sia quello più caldo, come evidenziato ma anche quello in cui si è manifestato l'evento grandinigeno narrato, con piogge sino a 21.4 mm piovute al suolo. Addirittura 30 mm quelli piovuti il giorno 15, per un totale mensile di 64mm. Dieci volte meno ne erano piovuti l'anno scorso a luglio, addirittura 95mm nel 2021 , solo 11mm nel 2020; negli anni 2017 e 2018 ne sono piovuti come quest'anno. Luglio sembra essere il mese degli estremi pluviometrici.

Soleggiamento. Se giugno aveva debordato in soleggiamento, luglio si conferma sopra la media di un centinaio d'ore, confermandosi mese di luce ma spesso in flessione rispetto al mese precedente. 358.6 le ore di soleggiamento registrate. Venti in prevalenza da sud e sud-ovest.

AGOSTO. Siamo giunti al cospetto del crocevia vegetativo finale: quello che conduce alle vendemmie. E' pleonastico ribadire quanto sia decisivo il tratteggio finale, le connotazioni peculiari delle nuances estive sul concorso decisivo alla profilazione della stagione viticola giunta alle batture finali. Ebbene, che agosto è stato? Denso di contrasti, di avvicendamenti e carte sparigliate. La prima settimana non si sono superati i 25 gradi di massima, venti umidi da sud, poco meno di 20 millimetri di pioggia e scarso soleggiamento; un rallentamento, quindi, figlio di un fine mese precedente che aveva già manifestamente scalato una marcia, portando la trazione estiva a slittare su binari improvvisamente incerti. Tali temperature decisamente, sotto media, sono intervenute nel pieno della delicata fase di invaiatura delle uve. Ma questo stallo si è dimostrato fortunatamente temporaneo, perché dal 10 al 25 agosto si è assistito ad una rimonta dell'anticiclone tropicale che ha ricucito si il filo delle maturazioni, ma ha pestato sull'acceleratore del caldo, portando la colonnina, il giorno 24, a toccare i 37.4 gradi, come apice di una settimana, la terza del mese, sempre sopra le righe, tanto che la si può serenamente chiamare un'ondata di caldo eccezionale. Si è trattato di una parentesi di eccessi, all'interno di un trimestre estivo peraltro mai cosi aggressivo sotto il profilo del contributo termico. Per alcuni parchi vitati, specialmente tra i più giovani, dagli apparati fogliari dispiegati in abbondanza ed oggetto di potature ritardate, qualche stop vegetativo a tutela delle viti c'è stato, come è fisiologico accada in questi frangenti, quando occorre che gli apparati deputati alla sicurezza, mettano in temporaneo stand-by gli spunti vegetativi non direttamente vitali. I dati ufficiali in nostro possesso comunque ci informano che i record di caldo dell'annata 2022 e della 2003 restano lontani dalla annata corrente. Sulla Borgogna si sono riscontrati sostanzialmente valori medi superiori a 1.5 gradi rispetto alle medie. E le piogge? Tutta l'area mediana francese ha registrato mancanze tutto sommato abbastanza sopportabili rispetto alle medie, ma una flessione c'è stata: le precipitazioni si sono concentrate sul capo e sulla code di agosto. Il soleggiamento ha rispecchiato il generale il mese di luglio, quindi ancora sotto media. Fortunatamente non si sono segnalati eventi meteo degni di nota, che quindi hanno permesso ad agosto di passare indenne verso un fine mese particolarmente fresco e dolce, con massime precipitate addirittura fino a 18 gradi il giorno 28.

VENDANGES 2023. Sotto cieli generalmente variabili, temperature miti e tenui possibilità di pioggia, sono cominciate le prime vendemmie (uve destinate a cremant de bourgogne ed agli chardonnay) il giorno 30 agosto, in quel di Puligny-Montrachet. Ed è cominciato un tripudio di eventi meravigliosi tra le vigne, tutt'ora in corso, con giornate sempre più accese dalla luce del sole, che ha baciato questi esordi con zero pioggia e soleggiamento importante, con temperature in netta ascesa, impennate rapidamente dai 28 gradi del 1 settembre sino ai 34 gradi di questi giorni; tanti, si, ed hanno messo a dura prova i plotoni di raccoglitori che si sono assembrati tra i filari. Quest'anno abbiamo colto un entusiasmo speciale, elettrizzante tra i gerenti dei domaine ed i vendageurs: ci sono vibrazioni estremamente positive, a tratti addirittura incontenibili. Questo situazione meteo benevola ma impegnativa ha indotto più di qualche vigneron ad attendere situazioni più delicate, ritardando lo scatto dai blocchi di partenza; questione di pochi giorni, di coordinamento millimetrico tra le maturazioni tecnologiche, fenoliche ed aromatiche; come sempre; ad ognuno il suo tempo di raccolta. E tali intense operazioni tra le vigne saranno destinate a proseguire ovviamente anche per tutta la terza settimana del mese. Lo stato di salute delle uve che progressivamente stanno varcando le cantine aziendali sono decisamente promettenti: rumors di certa affidabilità palesano confortanti entusiasmi. Un'idea abbastanza precisa sulla potenziale qualità del millesimo nascente ce la siamo fatta, ma attendiamo almeno che i raccolti terminino per stilare prime valutazioni poco più che puramente predittive (confronto con i vigneron, incrociando i dati della puntigliosa analisi ricavata dai resoconti di questa rubrica). 

Analisi dei principali indicatori di agosto:

Temperature. 19 giorni con massime sopra media. Un mese a tre velocità termiche: un'inizio tiepido, un cuore bollente ed un finale in delicatezza. Dal 17 al 24 agosto l'estate ha dato il meglio di sé, confezionando giornate calde secche e toccando i 37.4 gradi.

Precipitazioni. 46 millimetri piovuti al suolo. -26 per cento rispetto alla media del periodo. Dopo un trimestre precedente soddisfacente, questa è la prima, non grave, flessione. Dall'inizio della stagione vegetativa sono stati 356 i millimetri piovuti al suolo. Nel 2022 erano stati solo 262; un bel parallelo simmetrico con la eccellente annata 2021, in cui erano piovuti 325 millimetri.

Soleggiamento. È da giugno che non si superano le medie di soleggiamento in questa annata. Ed agosto non fa eccezione: solo 206 ore. Solo maggio e giugno hanno primeggiato in luce complessiva. L'anno scorso si era galleggiato sempre sopra media. Un'altra somiglianza con l'andamento 2021.

photo credits domaine M. Camuzet a Vosne-romanée

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