ANNATA 2022 IN BORGOGNA. NARRAZIONE DINAMICA

Annata 2022 in Borgogna. Narrazione dinamica



Lo staff redazionale ripropone una rubrica che resterà in vigore per tutto l’anno vegetativo '22, quindi sino al raccolto delle uve principali coltivate in Cote d'Or, chardonnay e pinot noir. Al termine di ogni mensilità considerata, da marzo a settembre (con doveroso incipit circa l'andamento dell'inverno che precede il nuovo millesimo), si propone di fornire ai nostri lettori un report dinamico sugli accadimenti meteo principali, corredato da un'analisi, anche comparativa, di alcuni parametri che riteniamo essenziali per comprendere al meglio l’andamento dell'annata viticola in esame.



                                                                             INVERNO 2021- 2022



Dicembre ha inaugurato un debutto invernale piuttosto modesto, in punta di piedi, con alcune derive piuttosto anomale per il periodo: in particolare, si segnalano solo 4 cm di neve caduti al suolo, temperature minime che hanno toccato gli 8.1 gradi (e solo -3.4 al ribasso), e soprattutto massime spesso sopra la media, che negli ultimi giorni del mese, complice il significativo ed anomalo passaggio a queste latitudini dell'anticiclone africano, hanno determinato 21 giorni di temperature in distonìa stagionale, toccando addirittura i 16.7 gradi il giorno 30; nel complesso, il mese è stato molto piovoso, con 76.6 mm precipitati al suolo: di tratta del 21 per cento in più della media stagionale. Pertanto, dicembre è stato un mese tutt'altro che freddo, molto piovoso e decisamente umido.

Gennaio ha proseguito il trend instaurato dalla mensilità che lo ha preceduto, presentando una prima settimana con temperature minime e massime anche 11 gradi sopra le attese del periodo e piogge piuttosto costanti; in seguito, dal giorno 7, si sono segnalate alcune deboli nevicate, cui hanno fatto seguito costanti  e serie gelate notturne, nonché un freddo diurno che ha preso prepotentemente la scena (si sono toccati i -7 durante il giorno), rendendo l'inizio delle potature invernali disagevoli ed impegnative.

Febbraio ha fatto registrare un -59 per cento sulle precipitazioni complessive del mese: sono piovuti solo 18 mm, e, le temperature, con buona alternanza tra minime piuttosto basse (fino a -5 il giorno 13), e massime che hanno toccato i 15 gradi, sono rimaste cristallizzate quasi sempre sopra i 10 gradi nell'ultima quindicina (5.9 gradi la temperatura media del mese). Il conseguente soleggiamento si è fatto sentire, registrando una presenza del 35 per cento in più rispetto alle consuetudini del periodo. Pertanto, si segnala un mese di febbraio mite e secco nella prima parte, che, nonostante una seconda parte spesso sferzata da venti gelidi dai quadranti artici, non ha portato il grande freddo in Cote d'Or. 

Credits domaine H. Naudin Ferrand - "Viola Odorata vieilles vignes"

MARZO. Siamo giunti alla prima mensilità strettamente legata al ciclo vegetativo 2022. La prima decade ha portato in dote temperature adeguate al periodo: notti ancora molto fredde (si sono toccati i -3,9 gradi il giorno 8), giornate diurne con ottimo soleggiamento, piuttosto secche, perchè solcate da venti dal quadrante nord-nord-est, e nessuna precipitazione; la seconda decade, invece, ha decisamente sprintato, virando su temperature massime e minime in deciso rialzo, intervallate da qualche fenomeno precipitativo; tutto ciò ha determinato i primi fenomeni di “pleurs des vignes” dopo la prima metà del mese, con alcuni settori, particolarmente in cote de nuits, che hanno osservato il fenomeno con maggior ritardo. Sulla scorta degli accadimenti nefasti occorsi negli ultimi anni, manifestatisi nel mese thrilling di aprile, la tendenza dei più avveduti vigneron (molti, però, ancora si ostinano a terminare le finiture a gennaio...) è quella di intervenire con potature definitive sempre più ragionevolmente tardive; ciò, all'evidente scopo di assecondare totalmente le cadenze che la natura detta anno per anno: in particolare, per uniformare l'opera dell'uomo ai ritmi biologici dei terreni, non procedendo, ad esempio, con arature ed ossigenazione dei suoli quando il manto della vegetazione che li ricopre è ancora piatto, poco sviluppato. Ridonda un adagio borgognone, portatore di antica sapienza in proposito: “taille tôt, taille tard, rien ne vaut la taille de mar”, soprattutto quando le previsioni prevedono un aumento dell'umidità e notti molto fredde. Insomma, si richiedono nuove sensibilità ai vigneron del terzo millennio, ai quali è richiesto non più di rendersi ciechi osservanti del calendario delle buone pratiche agronomiche tradizionali, ma, piuttosto, di mutare la propria postura complessiva in direzione dei cambiamenti climatici ormai in atto; “regardons franchement vers le futur et avançons!”, come dice più di qualche vigneron avveduto. Quanta verità. In particolare, maggior dedizione va riserva ai parchi vitati che manifestano una maggiore sollecitazione alla spinta vegetativa: è il caso delle viti più giovani, poste nelle aree più propense al soleggiamento, quindi più precoci; in particolare, nella prima settimana di aprile, le gemme di questi vigneti potrebbero già abbandonare le temporanee coperture dei propri “coton” per approcciare il primo stadio vegetativo significativo: quello di “verde vegetativo”, il cui manifestarsi comporta letteralmente l'uscire allo scoperto delle viti, esponendo definitivamente le proprie gemme al meteo che riserverà l'intero nuovo anno vegetativo.

In tale contesto in evoluzione, sorge, a questo punto, inevitabilmente, un interrogativo doveroso: aleggerà ancora lo spauracchio del temuto gelo di aprile? Le previsioni più recenti prevedono discese delle temperature sino ad approssimare lo zero termico sin dagli esordi di aprile (la notte del 3 aprile si potrebbero toccare i -3 ed i -1 la notte successiva, con venti da nord ovest), poi le temperature dovrebbero risalire fino ai 7 gradi di media notturni; l'invito però degli osservatori è di concentrarsi sulla successiva decade-chiave, che va dal giorno 10 al giorno 20, durante la quale si prevedono sempre temperature notturne attorno allo zero; tali previsioni, ancora comunque suscettibili di potenziale revisione migliorativa, possono essere in grado di provocare dei danni? Forse si, o forse no, considerate le moderne tecniche di prevenzione che i vigneron sono in grado efficacemente di dispiegare, per tempo, sui propri vigneti. Per ora, prevale un cauto ottimismo sugli effetti di questo fenomeno. Fiato sospeso e doigts croisés.

Analisi dei principali indicatori di marzo:

Temperature. Massime per 24 giorni stabilmente sopra le medie stagionali, con punta massima di 20.9 gradi il giorno 27 e minime che sono passate dagli estremi dei -3.9 gradi del giorno 8 ai 9 gradi del giorno 30; minime in sintonia con marzo ma massime superiori di 3 gradi rispetto alle medie. Temperatura media del mese: 8.6 gradi. Venti per lo più dai quadranti nord- nord orientali per tre quarti del mese, poi spiranti da sud negli ultimi 5 giorni.

Precipitazioni. 30.1 mm piovuti al suolo; sempre grandemente sotto la media del periodo, cioè circa 50 mm. 36mm-18mm-30mm: questo il trittico delle quantità pluviometriche rilevate nel primo trimestre dell'anno.

Soleggiamento. 220 ore di soleggiamento contro le 151 della media del periodo. Marzo conferma il trend di febbraio: l'ensoleillement non manca, anzi, cresce in maniera decisa.

Nuovo sistema anti-gelo al vaglio dal domaine H. Naudin Ferrand (che continua a preferire, al momento, la potatura in due momenti diversi): "cavi con guaine scaldanti", con bassissimo contenuto di rame (meno di 1.5kg per ettaro), a diretto contatto con il capo a frutto e le gemme. Photo credit domaine H. Naudin Ferrand

APRILE. Abbiamo chiuso il report precedente nella fervida attesa di verificare cosa sarebbe accaduto in quello che ormai è considerato ormai il primo vero snodo stagionale; quello in grado di indirizzare rese e condizionare, con effetti però solo visibili dalla floraison a seguire, anche il livello qualitativo delle uve del millesimo sotto osservazione.

EVENTO METEO – GELATA. Grazie ai nostri puntuali report giornalieri, con focus inevitabilmente indirizzato alle potenziali gelate di questo aprile '22, presenti sulla nostra pagina Facebook, siamo in grado di ricostruire perfettamente l'accaduto, che andiamo a narrarvi nel dettaglio. Il primo alert è stato fissato per la triade delle notti tra il 2-3 e 4 aprile; mentre i prodromi del freddo si sono manifestati sulle Hautes Cotes nella notte di sabato, quella di domenica, come annunciato dalle previsioni, è stata la più fredda notte del weekend: una panoramica sulla borgogna ad ampio raggio, permette di osservare come le temperature siano scese fino a -6° su alcuni pendii di Chablis, colpendo con durezza, mentre sono rimaste inchiodate tra i -2 e ed i -4°C sia in Cote d'Or, che in la Cote Chalonnaise, mentre il Maconnais è stato relativamente meno colpito, con temperature che hanno raggiunto al massimo i – 2, ma solo in alcuni settori settentrionali. Ovunque sono state approntate, per tempo, e con efficacia, difese appropriate: schiere di bougies sono state disseminate nel consueto modo spettacolare anche lungo tutta la Costa d'Oro. Va subito evidenziato come, fortunatamente, questo primo episodio non possa assumere le dimensioni di quanto sciaguratamente accaduto nello stesso periodo del 2021: infatti, quest'anno, i parchi vitati si trovavano in uno stato di avanzamento vegetativo mediamente molto precoce; inoltre, la gelata è stata più breve e meno intensa. Successivamente, sino a Pasqua il meteo è stato previsto decisamente più clemente, con temperature minime tra i 5 e gli 11 gradi; fari puntati, pertanto, sul quello che si è rivelato (in aprile non ve ne saranno più, infatti) l'ultimo episodio delicato del mese: la nottata del 9 aprile. Nel corso della stessa le temperature si sono spinte sino a -2.5 gradi, minima registrata a Meursault alle 7 del mattino; nel contempo, si sono segnalati rapidi e forti acquazzoni nella zona di nord della Cote de Nuits, in particolare nell'area di Marsannay-la-Cote, alternati a rapide schiarite all'alba (momento spesso decisivo) del 10 aprile, che hanno rivelato la presenza di strati sottili di ghiaccio al suolo ed un sole molto luminoso: una combo, teoricamente, non felice, perché potenzialmente rievocatrice dello spettro dello scenario del 2016, se non fosse per la salvifica bassa umidità al suolo; anche in questo caso, però, la media delle spinte vegetative delle viti sono state colte in una fase embrionale, anche grazie a sempre più numerosi vigneron che hanno avuto l'accortezza agronomica di potare senza fretta, nel mese di marzo; a questo proposito, apriamo una parentesi doverosa: vi sono seri studi in corso circa l'opportunità, e, soprattutto, sui tempi cui è concesso spingersi per le potature tardive, le quali possono incidere sulle rese finali, se protratte troppo a lungo; questi studi mirano a verificare le temperature medie anche dell'inverno per effettuare calcoli e calibrazioni più precise in questo senso, ed ottenere il massimo da questa operazione in vigna.

In conclusione, ribadito che gli effetti di questi episodi lampo di gelo andranno valutati comunque con maggiore attenzione nel medio periodo, poiché il reale problema è capire se vi è stato dello stress indotto ai parchi vitati, che può causare effetti reattivi nelle viti (uva che "fila" per esempio, e si trasforma in viticci o floraison problematiche), la sensazione è che la precocità dell'evento e le condizioni climatiche gradevoli che hanno impresso una vigorosa spinta vegetativa a partire dal giorno 13 (la primavera ha letteralmente ingranato la quarta) sembrano aver determinato danni assai limitati; la rigogliosità dei germogli ammirati (di cui la foto copertina ne è un esempio assoluto) ne sono una meravigliosa testimonianza...anche se la minaccia dei boarmies, bruchi malefici (perfettamente sembianti a rametti), soprattutto presente in area Vosne-Romanée, minaccia i giovani germogli. Regna, quindi, un sano ottimismo tra i vigneron, corroborato dalle splendide immagini dei vigneti a questo punto della stagione, da nord a sud.

Analisi dei principali indicatori di aprile:

Temperature. Prima decade con massime assolutamente sotto media, anche di 11 gradi; poi è stato decollo verticale verso una primavera che pare scintillante; 22.3 la massima più elevata, registrata il giorno 15; temperature, quindi, dolci e benefiche per lo slancio vegetativo delle viti. Febbraio, marzo ed aprile con massime mediamente sempre sopra le medie del trimestre osservato.

Precipitazioni. 42.7 i millimetri piovuti al suolo. Un -27 per cento rispetto alle medie del periodo; ma si evidenzia comunque un piccolo crescendo costante da febbraio.

Soleggiamento. 225 ore di soleggiamento registrate; sempre superiore alle medie, per il quarto mese consecutivo. Netta prevalenza, in aprile, di benefici venti da nord e nord-est.

Photo credit domaine Tortochot a Gevrey-Chambertin

MAGGIO. Mensilità delicata, perchè corrisponde notoriamente al momento della spinta vegetativa che traghetta alla floraison; fenomeno, quest'ultimo, che, anche quest'anno, è oggetto di grande osservazione: infatti, come abbiamo già spiegato nell'analisi del mese precedente, la perfetta realizzazione del momento di fioritura è determinato non solo dal meteo contingente all'avvenimento, ma, come le ultime annate ci hanno insegnato, anche dai riverberi dello stress vegetativo che le viti hanno maturato in conseguenza delle gelate primaverili. I due brevi episodi segnalati ad aprile, sulla carta, non si candidavano a rovinare la festa a quest'annata, per i motivi che abbiamo compiutamente elencato nel precedente report. Analizziamo, pertanto, l'accaduto, dopo i consueti lavori in vigna del periodo di ébourgeonnage, è possibile rilevare il gelo di aprile non ha prodotto effetti nefasti come in altre annate, non ci sono segnali di oidio, mentre si segnalano, in qualche denominazione (hautes cotes, vosne-romanée-nuits st georges, in particolare), un attivismo marcato dei malefici boarmies (vermicelli ghiotti di germogli), che hanno costretto qualche parco vitato a sfoderare le gemme di controcchio per ovviare al problema; l'unica nota da rilevare è che, nonostante qualche sporadico temporale occorso nel mese, preceduto da temperature generalmente molto alte per il periodo, che hanno favorito una rapida evaporazione del precipitato, vanificando parzialmente l'apporto dal cielo, sarà particolarmente da monitorare il potenziale fenomeno dello stress idrico nell'evolversi della stagione: la crescita dei futuri acini e la loro maturazione dipende anche da questo fattore. Maggio, lo abbiamo accennato, ha portato in dote temperature alte, ma ha chiuso piuttosto fresco e con modesti ma comunque benefici apporti idrici: tutto ciò ha determinato floraisons generalmente precoci (intorno già alla metà del mese i primi fenomeni) che sanciscono (sulla scorta del celebre decorrere dei 90 giorni dal fenomeno per ottenere la vendemmia) una previsione di una raccolta delle uve molto precoce (metà agosto per gli chardonnay e primissimi giorni di settembre per i pinot noir).

Si segnala un solo EVENTO METEO degno di nota, circoscritto fortunatamente alla zona nord della Cote de Nuits, occorso tra Marsannay-la-Cote, Fixin, Brochon, sino a Gevrey-chambertin: quest'ultima, in particolare, è stata oggetto, il 4 maggio di una scrosciata di pioggia mista a grandine di poche ore che ha colpito, in alcune aree, il fogliame; la forte spinta anticiclonica dei giorni successivi ci si augura abbia lenito i danni, determinando una risposta vegetativa in grado di sopperire allo stress inevitabile che le viti hanno subito; eventuali ricadute sono già verificabili sullo stato delle floraisons dell'area interessata dall'evento, che sembrano decisamente rigogliose e questo fa ben sperare.

Analisi dei principali indicatori di maggio:

Temperature. Minime e massime sempre sopra media stagionale per 28 giorni, con punte massime il giorno 20: 15.2 la minima e 31.2 la massima; nessun record infranto ma è la costanza delle temperature sopra media il dato da rivelare. Temperatura media del mese di 17.2 gradi.

Precipitazioni. 18 miseri millimetri piovuti al suolo, con un -79 per cento rispetto alla media del periodo. Sono 147 i millimetri piovuti dall'inizio dell'anno. Per la cronaca, considerando le ultime annate, in maggio 2021 erano piovuti 105 mm, mentre 13 erano piovuti nel 2020 e 9.8mm nel 2019.

Soleggiamento. 226 ore di soleggiamento registrate, appena sopra la media del periodo. I venti sono per lo pià spirati da nord-est e nord-nord-ovest. 

Foto Credits Domaine A. Morot di Beaune

GIUGNO. Primo mese autenticamente estivo, che dirige la delicata transizione tra i fenomeni della fioritura e l'allegagione; tempo anche di operazioni in vigna, atte a razionalizzare la quantità di fogliame sulle viti ed a rimuovere tutti gli ostacoli, di naturale vegetale, che impediscono ai sotto fila di arieggiarle adeguatamente; e proprio quest'ultima attività, assieme alla eccezionale profilassi delle viti di cui disquisiremo nel dettaglio più avanti, si è rivelato un punctum dolens non trascurabile in molti parchi vitati. Ma riavvolgiamo il nastro ad inizio mese, per rendere strettamente cronologica la narrazione della sua dinamica. Giugno ha vissuto due velocità: la prima quindicina si è palesata costantemente calda, anche se sotto la soglia dei trenta gradi, e con qualche precipitazione sporadica e benefica; tutto ciò ha permesso di apprezzare ovunque allegagioni precoci (il trend accelerativo stagionale è un parso un treno lanciato a tutta velocità); il focus della nostra analisi, però, va direzionato necessariamente nella seconda metà, durante la quale le temperature hanno impennato improvvisamente ed il successivo contrasto con correnti fredde da nord ha provocato "tre giorni da brivido". E' la notte del 21 giugno quando apprendiamo dalle nostre fonti dirette che si sta avvicinando da nord una perturbazione atlantica sulla quale è stato impresso un alert sensibile, e che riguarda, in questo primo episodio, la Cote de Nuits settentrionale: in particolare le aoc di Fixen, Couchey e Brochon (meno Marsannay-la-Cote); ma il vero epicentro è la aoc di Gevrey-Chambertin. Il primo comunicato recita testualmente “"Lavaux st Jack 69 mm en 25 min, 83 mm clos des veroilles"; e capiamo subito che la situazione è anomala e rivela la presenza di una precipitazione piovosa che ha dell'eccezionale; si susseguono, a stretto giro, altre segnalazioni inquietanti, con lo spostarsi progressivo verso sud della perturbazione; infatti, le forti pioggie abbattutesi inizialmente sui settori di Marsannay-la-cote (soprattutto la zona sud degli “champs perdrix”), Fixin e Couchey (in particolare “secteur Crais de chêne”), hanno poi generato episodi grandinigeni fortemente settoriali su Gevrey-Chambertin, successivamente pochi su Morey St Denis, molto pioggia e alcune vigne allagate a Chambolle-Musigny e Vougeot (colpite, in particolare, le vigne più basse, destinate alle appellazioni regionali), su Nuits St Georges (in cui sono piovuti 53 mm in 30 minuti ma con poca grandine), poi su Beaune (dove hanno  prodotto qualche danno in più), sulla vicina Aloxe-Corton solo pioggia e non grandine, mentre 23 mm sono piovuti sulle Hautes Cotes, quantità non eccessive su Meursault, mentre Pommard (in particolare i “Rugiens”) ha accusato pioggie significative. Di questo primo episodio meteo significativo appare subito sintomatico come, all'interno di una stessa denominazione, la quantità del precipitato vari in maniera impressionante a seconda delle aree colpite, risparmiandone completamente alcune e colpendone duramente altre; e ciò rivela, senza dubbio, uno dei volti più fortemente caratterizzanti del mutamento climatico in corso, destinato a discriminare in modo estremamente settoriale, il suo manifestarsi. Un esempio di come in poche chilometri la pluviometria si sia espressa lo ricaviamo da un report che evidenzia come in centro città a Gevrey-chambertin siano piovuti tra i 50 ed i 55 mm, mentre nella vicina Brochon 64 mm ed in altre aree limitrofe trai 48 mm e gli 83 mm. Sono arrivate poi immagini torrentizie in centro città a Gevrey-Chambertin e qualche parco vitato (esempio altisonante, il grand cru “Griotte-Chambertin) a ridosso delle strade è franato, riversando sulle strade importanti volumetrie d'acqua; qualche domaine della zona segnala addirittura dei mini-tornado, che hanno portato grandine, piogge e vento forte in qualche area nord della denominazione.  L'episodio della notte del 21 si protrarrà in un secondo atto nella giornata successiva, quella del 22, concentrato, questa volta, soprattutto nel nord della Cote de Beaune e sulle Hautes Cotes. Il terzo atto della vicenda meteo va in scena il giorno 23, e si rivelerà decisamente meno impattante, dando luogo solo a forti venti e pioggie, soprattutto su Gevrey-chambertin (ed una sciagurata mini grandinata su Nuits St Georges); il quarto ed ultimo atto va in scena la sera del 25 giugno, sempre nell'area nord della Cote de Nuits, segnalandosi per apporti di piogge significativi ma zero grandine. Ritornato il sereno nei giorni successivi abbiamo assistito ad un'importante risposta di natura agronomica della comunità borgognona. Infatti, appena possibile, sono stati svolti "trattamenti di natura eccezionale ed urgente" su Gevrey-Chambertin, almeno nelle aree che lo hanno permesso (alcune, infatti, si sono rivelate impraticabili e quindi pericolose per l'intervento diretto sul campo): in particolare, il 28 giugno, si sono osservati diversi elicotteri sorvolare l'intera denominazione, i quali hanno dispensato al suolo materiale organico bio provvidenziale; un evento indubbiamente spettacolare a vedersi, ma con evidenti profili di inquietudine, che rammentano come anche quest'anno andrà seriamente monitorato l'effetto mildiou sui parchi vitati. Con il ritorno del sole, le temperature, che si erano inchiodate alle soglie dei 36 gradi prima degli eventi meteo, i quali le avevano fatte precipitare sino a 21 gradi, sono risalite, stabilizzandosi sulle medie del periodo, dispensando un meteo gradevole e senza eccessi, nonché benefiche correnti da nord d'aria fresche, utilissime ad implementare l'asciugare dei parchi vitati. Giugno, in sostanza, ha portato in dote scossoni non richiesti ad una stagione, sino a quel momento, in forte accelerazione vegetativa, che ha determinato danni zonali a fogliame e grappoli (in alcuni casi colpiti sino al 50 per cento), risparmiando interamente micro-aree adiacenti agli eventi e determinando manifestazioni di muffe, opportunamente oggetto di monitoraggio, grazie a trattamenti opportuni e tempestivi; infine, segnaliamo un "dulcis in fundo", non molto simpatico: su Beaune si sono osservati inquietanti fenomeni di lignificazione di tralci di alcune viti, situazione solitamente propria del mese di agosto. Altra manifestazione di bizzarria di un meteo sempre meno prevedibile.

Analisi dei principali indicatori di giugno:

Temperature. Massime per 23 giorni sopra media, con punte di 35.9 gradi il giorno 18 e minime scese sino a 7 gradi. Temperatura media del mese: 20.9 gradi.

Precipitazioni. Mensilità che fa impennare le medie del periodo e innalza in maniera esponenziale i precipitati degli scarsi mesi precedenti. 143 i mm piovuti al suolo, sono più del doppio rispetto alle medie del periodo. Non si registra, dall'inizio del millennio, un giugno cosi prolifico sotto questo aspetto: lo avvicinano solo la celebre 2010 (118 mm), la 2007 (110 mm) e la 2002 (106 mm). Un autentico record.

Soleggiamento. 253 ore di soleggiamento registrate, appena sopra la media del periodo. I venti sono per lo più spirati più fortemente da nord ed in maniera significativa da sud.

Photo credits domaine Naddef

LUGLIO. L'estate entra nel vivo e conduce alla invaiatura dei grappoli. Tempo di lavori di ripristino dei terreni dilavati dalle acque a fine giugno a Gevrey-Chambertin e su tutta la Cote de Nuits in particolare, là dove, come resocontato nella narrazione del mese precedente, sono cadute piogge cospicue e piuttosto violente. Cosa è accaduto di significativo nel mese di luglio? Scarsità di piogge, caldo solo a tratti canicolare...ed un incendio boschivo, evento assai singolare, alle pendici del confine del perimetro che divide le aoc di Vosne-Romanée e Nuits St Georges, che abbiamo documentato in real time sulle nostre pagine social; sono state lambite le parcelle di “Les Malconsorts” e “Les Damaudes”: sono dovute intervenire 90 unità di pompieri per spegnere il vasto incendio, domato solo nella prima mattina del giorno seguente; il bilancio è stata unicamente la distruzione di un'area boschiva di circa 10 ha di pini. I primi fenomeni di veraison si sono manifestati al termine della prima settimana del mese: se sulle prime si è vaticinata una vendemmia grandemente anticipata, le differenti strategie di molti vigneron hanno prediletto attendere maggiormente e nel mentre si sono profilate consuete attività di aggiustamento degli apparati fogliari e di cimature di rifinitura; le viti, nel corso di questa estate, sono state sottoposte a folate di caldo imponenti a precipitazioni copiose ma spesso circoscritte solo ad alcuni settori delle diverse denominazioni, favorendo disparità di approvvigionamento idrico da parcella a parcella e rinforzando il concetto che, a causa di questi eventi climatici sempre più frequenti e poco prevedibili nel loro avvicendarsi, la natura operi delle serie “discriminazioni” nelle sue manifestazioni, che variano anche grandemente da aoc ad aoc e, soprattutto, da climat a climat; la situazione quindi si fa immensamente più peculiare, differente e necessita di analisi puntuali e precise. Luglio ha esibito la consueta povertà precipitativa, quest'anno davvero ridotta ai minimi termini e temperature massime sempre sopra media, che non hanno però lambito il record del 2019 di ben 39.5 gradi di picco. L'auspicio è che agosto, mantenendo un soleggiamento sempre adeguato, apporti qualche salutare decina di millimetri precipitativi, allo scopo di migliorare notevolmente l'appeal dell'annata. Molti vigneron sono tentati dal posticipare le vendemmie ai primi di settembre per gli chardonnay e per la seconda decade di tale mese quella dei pinot noir. Il prossimo report, quello di agosto, sarà decisivo per meglio inquadrare le potenzialità prospettiche del millesimo '22.

Analisi dei principali indicatori di luglio:

Temperature. 28 giorni sopra media le massime, con punta di 37.4 gradi il giorno 19 e, rispetto alle medie del mese, di 4.2 gradi superiori; minime che hanno toccato i 10.5 gradi. Temperatura media del mese: 22.7 gradi.

Precipitazioni. Penuria assoluta di precipitazioni, che hanno registrato 6.2 mm, di cui 5 in un solo giorno. Giugno aveva fatto ben sperare in un apporto idrico estivo consono, luglio si conferma avarissimo (l'anno scorso erano precipitati ben 94.2 mm). Agosto sarà decisivo per far sprintare la qualità della stagione.

Soleggiamento. Irraggiamento solare sempre di grande propulsione, di ben 361 ore, rispetto alle 248 di media del periodo. Il mese più soleggiato dell'anno, al momento. Venti sempre orientati benevolmente da nord-nord-ovest-est. Ne ha beneficiato la lotta alle malattie fungine, il cui alert era stato legittimamente lanciato dopo le scodate di abbondanti piogge di giugno.

Photo credit domaine Jean Grivoy

AGOSTO. Eccoci approdati alla final destination di questo millesimo, giunto al momento dei vendanges con anticipazioni che lasceranno il segno negli almanacchi locali e nella nostra memoria. Si, perchè al termine di questo percorso vegetativo, lastricato di fenomeni cruciali giunti sempre a maturazione con anticipo (pianto della vite, sviluppi dei tralci, floraisons, allegagioni ed invaiature) la data del 22 agosto scandisce l'inizio delle raccolte di chardonnay in Cote d'Or ed, in qualche caso, di qualche pinot noir; il giorno in cui redigiamo questo resoconto mensile si avvicendano i primi giorni di raccolta in tutta la Cote d'Or e c'è chi ha posticipato i pinot noir al termine della prima settimana di settembre. Il primo segnale di raccolta è giunto anche quest'anno dalla Cote de Beaune, da Meursault, in particolare. Ma riavvolgiamo il nastro, per comprendere quanto decisivo si sia rivelata questa mensilità nel determinare il profilo qualitativo delle che stanno transitando nelle cave. Agosto ha obbligato tutti i vigneron a quelle attività che, solo alla vista degli osservatori meno avveduti, paiono di cesello, ma, in realtà si sono rivelate altrettanto decisive rispetto a quelle che le hanno precedute. In particolare, si sono rivelati spesso premianti i manti inerbiti tra i filari (anche come fattore protettivo dal calore, non sono per i risvolti positivi apportati dalle ricche faune microbiche, in ottica arricchente per i terreni), si sono succedute intense attività di rifinitura volumetrica dei manti fogliari, per permettere alle uve meno esposte direttamente al soleggiamento diurno (a nord) di terminare positivamente la maturazione fenolica ed arieggiare nel contempo i grappoli; in altri settori, quelli in cui le uve sono risultate più esposte ai raggi solari, si è fatta più attenzione al fattore protettivo degli apparati fogliari, evitando assolutamente potature, che, in qualche caso, non sono riuscite comunque ad arginare qualche fenomeno di scottatura degli acini ed ingiallimento fogliare, considerato il forte calore occorso nei mesi estivi; è stato anche il tempo di concentrare le energie vegetative degli apparati vegetativi, regolando acini scottati o uve eccessivamente immature rispetto al contesto complessivo di maturazione della pianta; il problema siccitoso e molto caldo, poi, anche quest'anno ha posto seriamente in primo piano il problema degli arresti delle attività vegetative, assolutamente nefasti per la invece necessaria progressiva maturazione degli acini, senza pause, determinate da meccanismi automatici dettati da posture difensive-conservative delle viti, dinanzi a situazioni estreme, che tendono a sacrificare i frutti in nome della salvezza dell'integrità generale della pianta. Questo è un problema davvero di primo piano, che ha condizionato anche le annate immediatamente precedenti a questa la qualità finale dei vini. Pertanto, i vigneron sono stati messi alla frusta, a riprova che il modus operandi agronomico, in questo contesto di mutamento climatico non solo acclarato ma anche decisamente galoppante, è il fattore enotecnico sempre più decisivo e condizionante, che metta alla prova lo stile personale, la storia, il savoire faire territoriale (parte fondamentale del concetto di terroir, lo ricordiamo) e, quindi, la capacità di adattamento dei vigneron: il tutto, condito da una velocità dinamica degli accadimenti che non lascia scampo all'improvvisazione e che, a nostro parere, contribuisce a far emergere ancor di più i più talentuosi-virtuosi, cioè coloro i quali sanno navigare al meglio delle loro possibilità anche nel mare in tempesta mai navigato, senza la scialuppa di salvataggio di un modus operandi consolidato, semplicemente da replicare in nome della tradizione. Non tutto il male, quindi, viene per nuocere, perchè il “saper fare” diventa un fattore premiante e, giustamente, discriminante per i risvolti qualitativi. Ma passiamo ora all'analisi di agosto, per il meteo che ha espresso: i primi 13 giorni sono trascorsi con temperature molto elevate, che hanno toccato un picco di 37.5 gradi, il giorno 4; e le piogge? Attesissime per conferire un tocco qualitativo decisivo (sotto l'aspetto dei diametri finali degli acini, degli opportuni assottigliamenti delle bucce, nonché delle consistenze dei succhi) si sono concesse ad intermittenza: a metà mese in maniera più soft ed a fine mese in quantità più accettabile e realmente benefica. Sotto il profilo delle rese quantitative, alcuni vigneron si ritengono pienamente soddisfatti e vaticinano un millesimo speciale, altri si palesano più attendisti, considerando che sono soventi i casi di parchi vitati, che, in fase di protezione, hanno esibito acini dalle bucce ancora ispessite: per questo motivo, in particolare gli chardonnay, che attendono volumetrie più consistenti dalle piogge di questi giorni, nonché escursioni benevole delle temperature tra giorno e notte, sono oggetto di grande monitoraggio. Non è questa la sede, lo sapete, per esprimere pareri sulle quaestiones riguardanti qualità e quantità del millesimo nel suo complesso (esiste una rubrica ad hoc, che esce a ridosso dell'uscita in commercio del millesimo ad occuparsene compiutamente), anche perchè i vigneron, mentre redigiamo questo report, sono in piena attività di raccolta, ma la sensazione è che, nonostante qualche inciampo stagionale di rilevanza non abnorme (il climat change ci ha abituato ad annate decisamente più complesse), quest'anno il gelo abbia colpito meno duramente (a causa della sua minor permanenza sui vigneti) e le malattie fungine di giugno, causate dalle piogge intense e localizzate a nord della cote de nuits abbiano creato apprensione e qualche danno ma, nel complesso, si è posto rimedio con tempestività e perizia; il caldo, quello si è stato impietoso e costante, concedendo sporadici momenti di relax per i vigneron tra i vigneti, sottoposti ad attività di vigilanza ed interventi agronomici pressoché costanti.



Analisi dei principali indicatori di agosto:

Temperature. Subito un dato significativo: si segnala un solo dato sotto media, relativo ad una minima notturna il giorno 21; per il resto, si sono toccati anche i +12 gradi rispetto alla media nel periodo, di giorno, con massime sino a 37.5 gradi. La temperatura media del mese è stata 23.4 gradi. Gli estremi in gradi del mese:12.4 – 37.5.

Precipitazioni. 20.1 millimetri, per un -67 per cento rispetto alla media del periodo. Ma i primi giorni di settembre pioverà ancora, premiando qualcuno che ha saputo aspettare, ma che rischia di vendemmiare sotto la pioggia. Da marzo sono piovuti 227 millimetri: tranne l'impennata di giugno, le piogge hanno latitato, concedendo una loro comparsata benedetta solo a fine mese.

Soleggiamento. Irraggiamento solare a 301 ore, contro le 233.6 ore di media del periodo. Pertanto, da marzo ad agosto, senza pause, si è determinato sempre un soleggiamento deciso e sopra media. Venti spiranti per lo pià da nord-nord-ovest.

photo credit domaine M. Roy

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Lo Staff di B.M.A.

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