Domaine Jean Marc & Thomas Bouley. I vini di Jean Marc e Thomas Bouley. L'azienda si trova nel cuore del paese di Volnay. Il domaine è attualmente gestito da Thomas Bouley: suo padre, Jean-Marc (fu lui che, nel corso del 1980, estese gli ettari vitati del domaine ed iniziò a imbottigliare totalmente la propria produzione), si è ritirato dalla scena nel 2012 e ha lasciato la gestione degli attuali 8.5 ha di famiglia al figlio; il domaine è arrivato a possedere sino a 17 ha, la cui maggior parte erano vigneti di "denominazione regionale", per cui fu deciso di monetizzare gran parte di essi per concentrarsi sulle più appetibili aoc di Volnay, Pommard e Beaune (comuni che adl 2008 sono stati maltrattati dal meteo, che ha inciso pesantemente sulle rese: quella media di del domaine, negli ultimi anni, ne è la cartina di tornasole: 28 hl/ha nel 2010, 33 hl/ha nel 2011, 14.5 hl/ha nel 2012 e 20 hl/ha nel 2013.). Il giovane Thomas, che rappresenta la quarta generazione familiare di vigneron, vanta esperienze in Nuova Zelanda ( Felton Road ) e Stati Uniti (Willamette Valley in Oregon) e Borgogna (nel 2004 ha lavorato presso il domaine des Epeneaux, a Pommard, poi anche presso Jadot, con Jean-Pierre Diconne ad Auxey-Duresses e con Jean-Luc Joillot a Pommard), e si è subito segnalato come uno dei vigneron più promettenti della regione. I prodotti del domaine sono concepiti per la longevità, senza rinunciare alla freschezza, all'equilibrio ed alla rotondità, nonchè di una notevole scorta di frutto. L'azienda si sta orientando decisamente verso il biologico, l'utilizzo dei raspi varia in relazione alle annate ed al lieu dit. La produzione: è centrata sui pinot noir; l'unico bianco prodotto, ad oggi, è il "bourgogne Aligoté"; vengono prodotte risibili quantità di Meursault e Bourgogne Blanc, le cui uve vengono acquistate e solamente vinificate al domaine e di cui vengono prodotti solo due o tre barrique; viene prodotto anche del "bourgogne base", in bianco e rosso, e del " Bourgogne Hautes-Côtes de Beaune", le cui uve provengono unicamente dai vigneti di Volnay; in particolare, il "bourgogne rouge" proviene da vigneti del lieu dit "Longbois" (che possiede ottimi terreni, ben drenati e non particolarmente profondi, che si trova proprio sotto il village "Volnay Cros Martin", che però possiede terreni più pesanti e strutturati, in cui prevale marna argillosa), che si trova ad ovest della strada che da Beaune conduce a Chalon-sur-Saône (sconfessando la tradizione che vuole che le denominazioni regionali qui provengano da vigneti ubitati in prossimità delle vie di comunicazione) e un piccolo lotto dal lieu dit di "Petit Pret"; mediamente, questa tipologia di vini proviene da viti con 40 anni di vita; quanto allo stile di vinificazione di queste due aoc, Thomas Bouley utilizza la stessa sia per il "borgogna rouge" che per il "Bourgogne Hautes-Côtes de Beaune": entrambi sono invecchiati in barrique di rovere mai nuovo, poichè vuole mettere in evidenza la percezione del piacere del frutto, poichè sono vini da bere giovani. Il vigneto della denominazione "Bourgogne Hautes-Côtes de Beaune" si trova in cima della salita, proprio sopra Volnay, dove i terreni sono molto livellati e piatti, di matrice riccamente rossastra ed argillosa, molto poveri, di natura pietrosa, che danno luogo a vini di dicreta profondità e piacevole mineralità; qui le vigne, a parte un piccolo appezzamento di dieci anni d'età, vanta vigne di età media di 55 anni. Il domaine possiede tre tipi di "village": il "Volnay", il "Volnay Clos de la Cave" (da vigneti proprio dietro il domaine) ed una "cuvee di vecchie vigne"; il "Volnay" è ricavato da 6 differenti parcelle, provenienti da tutta la denominazione; esse possiedono ognuna proprie peculiarità in termini di terreni e il loro blend risulta molto interessante per questo.; in particolare, quelle che si trovano in fondo valle hanno molto più argilla e apportano generosità al vino; quelle più in alto il pendio ostentano marne più bianche; ciò si traduce in differenti accezioni minerali. Il "Volnay Clos de la Cave", che si trova proprio dietro la cantina, si trova in un pendio piuttosto alto, i cui terreni sono piuttosto profondo, sassosi e ben drenati; di regola, qui le uve maturano più tardi; per vinificarlo vengono utilizzati circa il quaranta per cento dei grappoli interi (provengono dalla parte più antica del climat; secondo Thomas, è una antica tecnica che oggi è molto in voga, che apporta un bonus che traccia uno spread qualitativo significativo al pinot noir, ma bisogna tecnicamente dominare il fenomeno se non si vuole rischiare di rovinare il prodotto finale); si tratta di un vino simbolo, il gioiellino di casa Bouley, che, per qualità, eguaglia serenamente la profondità di un premier cru; è un Volnay in piena regola: elegante e con tannini saporosi, nonchè setosi, centrati sulla declinazione dei piccoli frutti di bosco e non lesina in piacevole densità materica. Il domaine produce anche cinque premier cru: due su Pommard ("Les Fremieres" e "Les Rugiens" e tre a Volnay "Les Carelles", "Caillerets" e "Clos des Chênes"); i premier cru di Volnay esprimono terreni molto diversi: verso il fondo valle si trova "Les Carelles" (che Thomas considera il suo "bebè", che considera amorevolmente un grand cru, di cui possiede una piccola parcella, poichè il climat è suddiviso tra molti proprietari) con le sue intriganti terre rosse e con sottosuoli ricchi di grandi rocce calcaree (ambivalenza che rende speciale questo climat); "Caillerets" è un po 'più in alto sul pendio, i cui terreno presentano molte pietre laviche piatte, ed, infine, il "Clos de Chenes" è quello situato più in alto, in una zona particolarmente ventosa e più fresca, in cui l'uva matura più tardi; qui la marna è più argillosa, con una grande presenza di madre roccia nel sottosuoloApproccio agronomico: Thomas è solito ribadire che l'essenza del suo lavoro è la massima attenzione e concentrazione dedicata al lavoro del suolo, al mantenimento della vivacità della fauna microbica, insomma alla massima vitalità dei terroir verso i quali non si usano erbicidi nè fertilizzanti chimici; si pratica l'inerbimento dei filari ed i trattamenti sono limitati al minimo interventismo; nessuna certificazione formale bio o biodinamica ma maniacale dedizione e rispetto per i climats di pertinenza. Le uve vengono raccolte manualmente e sono sottoposte a rigorosa selezione prima di approdare en cave. Protocollo di cantina: le fermentazioni avvengono a grappolo intero solo in certe annate e relativamente a determinati terroirs, perchè Thomas ritiene che il raspo possa, in determinate circostanze, intervenire in fermentazione mascherando l'identità parcellare, se utilizzato come mera tecnica di default. Le fermentazioni si protraggono per circa tre settimane e la percentuale di legno nuovo utilizzato in elevage varia dal 30 al 50 per cento. Non vengono praticate nè chiarifiche nè filtraggi prima della mise en bouteille.

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